Le sculture tatuate di Viale, tra Canova e Fedez
Fabio Viale. In Between è la mostra personale «diffusa» all’interno dei Musei Reali che apre oggi (fino al 9 gennaio, a cura di Filippo Masino e Roberto Mastroianni) e che intende tracciare un percorso di dialogo tra le 10 opere del 46enne artista cuneese e gli spazi della Piazzetta Reale, della Corte d’onore, dello Scalone d’onore e del Salone delle Guardie Svizzere di Palazzo Reale, dell’armeria Reale per arrivare fino alla Cappella della Sindone. I luoghi con il loro fascino e la loro maestosità fanno metà del lavoro, e l’idea di far dialogare gli ambienti aulici del passato con l’arte contemporanea è una scelta inevitabilmente vincente. Abbiamo apprezzato Fabio Viale sin dai tempi della sua barca in marmo o del Cristo «strappato» alla Pietà di Michelangelo (qui esposto nella Cappella della Sindone), ma le sue opere attuali forse non dimostrano la complessità che ci si aspetterebbe da un artista di talento e con un curriculum di tutto rispetto come il suo (dal museo Pushkin di Mosca alla partecipazione alla Biennale di Venezia del 2019). I suoi lavori ora in mostra si basano su capolavori di Canova e Michelangelo (ma non solo) che l’artista riproduce e «corregge», aggiungendovi particolari inaspettati come tatuaggi apposti sui corpi dei protagonisti. Segni epidermici che Viale disegna perfettamente e che confermano le capacità tecniche che gli hanno garantito il successo. Dal punto di vista di Filippo Masino, la mostra è un modo per «raccontare il cambiamento del lavoro di Fabio Viale nel corso del tempo e che ci aiuta a fornire una rilettura delle collezioni dei Musei Reali, con capolavori di tutti i periodi storici». Ed è effettivamente così, ma forse ci si sarebbe aspettati una profondità maggiore. L’unione tra bellezza ideale dell’arte «classica» e rinascimentale e i più prosaici tatuaggi (definiti «esempi di tribalismo metropolitano contemporaneo» da Roberto Mastroianni) sembra un’ottima idea, seppur un poco facile e a rischio di essere interpretata come (troppo) pop. Come nel caso della Lorica (la corazza dei guerrieri classici) esposta nell’armeria Reale, creata come calco del busto e dei tatuaggi del rapper Fedez, apprezzato influencer anche di meritevoli cause. Magari Fedez verrà a indossarla e, se questo aiuterà i Musei Reali a staccare più biglietti (com’era accaduto agli Uffizi grazie a sua moglie Chiara Ferragni), saremo tutti molto soddisfatti. Soprattutto se il pubblico (giovane?) sarà attratto e coinvolto dalla molta arte veramente del passato, più o meno recente, di cui i Musei Reali sono ricchi.