Il nostro dissenso, un diritto costituzionale
Èmercoledì mattina, Torino è nuvolosa. All’ora pranzo vi trovate in via Milano. Due camionette e molti agenti in uniforme davanti al Municipio. Affrettate il passo, curiosi. E arrivate in piazza Palazzo di Città. Su delle panchine da barbecue stanno sedute sei persone, davanti qualche telecamera e una cinquantina di ascoltatori. È una conferenza stampa sulla repressione e sull’uso spropositato di violenza e misure giuridiche, ironico no?
Il primo ospite, Mezzalama di Torino Respira, parla dell’importanza dei movimenti ambientali. Afferma che la verità è detta poco e male e che esprimersi in modo visibile è l’unico possibile quando le istituzioni rispondono in modo insufficiente. Il suo comitato ha raccolto 3.000 adesioni per una petizione da portare alle più alte cariche dello Stato in solidarietà agli attivisti vittime di repressione. Sottolinea che i movimenti lottano per la sopravvivenza a medio termine della civiltà in un sistema basato su fossili e disuguaglianza. Capra, giurista, esprime stupore per le misure di prevenzione applicate agli attivisti dopo manifestazioni non violente. Sulla definizione di pericolosità sociale utilizzata per limitare il diritto alla protesta, afferma che «chi non vede questo pericolo è miope, socialmente pericoloso qui non esiste, esiste dissenso». Parla di una deriva grave per i nostri figli. La professoressa D’agostino sottolinea il valore costituzionale del dissenso come partecipazione effettiva e necessità di una democrazia. Pepino, magistrato, sottolinea la necessità del conflitto in una società complessa ed esorta tutti a essere preoccupati. Vitale, avvocato, parla della tecnica dello «slap» e delle azioni strategiche per prevenire la protesta. Sottolinea che le manifestazioni per la crisi climatica sono protette dalla corte europea dei diritti dell’uomo e dalla convenzione di Aarhus. La conferenza stampa finisce, l’attivista di XR che moderava fa gli ultimi saluti. Mentre camminate verso casa o il lavoro, non riuscite a smettere di pensare all’idea della costituzione come una bicicletta della professoressa D’agostino: funziona solo se continuiamo a esercitare i nostri diritti costituzionali.
La necessità di esprimersi
I movimenti lottano per la sopravvivenza a medio termine della civiltà in un sistema di disuguaglianze