Corriere Torino

«E poi Anna ci disse: noi tre, ci vedo a teatro Siamo qui per lei»

Massimo Lopez e Tullio Solenghi tornano insieme sul palcosceni­co «Abbiamo 145 anni in due. E ancora abbiamo questa capacità di divertirci insieme»

- Francesca Angeleri

Sono in viaggio. E sono insieme. Come sempre sono stati, come sempre saranno. Massimo e Tullio. E Anna. Da giovedì 1 a sabato 3 febbraio il loro ultimo show teatrale

Dove eravamo rimasti riempirà un palcosceni­co che per loro è casa — «si può dire che sia nato un po’ con noi» — quello del Teatro Colosseo. A fare da sottofondo, la Jazz Company Band del maestro Gabriele Comeglio.

E quindi: dove eravate rimasti?

Massimo Lopez: «Alla nostra voglia di ricomincia­re. Dopo il Massimo Lopez&tullio Solenghi Show, che si era fermato per la pandemia, ci

Il ricordo di Marchesini

Nello spettacolo c’è una canzone di Gianmaria Testa che sembra scritta per lei: si sarebbero piaciuti

siamo rimessi in ballo con questa seconda puntata. Ci cementa un forte allenament­o al senso d’amicizia che ci tiene uniti, un sentimento che è costante nei secoli dei secoli, fedele».

Anna Marchesini è molto presente in questo spettacolo. Come avete elaborato un lutto così forte sia personale sia profession­ale e in che modo la state portando con voi?

Tullio Solenghi: «La rielaboraz­ione del lutto è una questione molto personale, diversa per ognuno. A me e Massimo accomuna un ricordo che non si è mai spento. La scomparsa di Anna è un fatto oggettivo che è stato quasi subito cancellato dalla sua presenza nelle nostre vite a prescinder­e dall’assenza fisica. Abbiamo vissuto anni talmente intensi che ognuno di noi è rimasto negli altri. Nello spettacolo c’è un momento molto toccante dedicato a lei. È sulle note della canzone di un cantautore meraviglio­so, Gianmaria Testa, anche lui purtroppo prematuram­ente scomparso. La prima volta che abbiamo sentito Dentro la tasca di un qualunque mattino, abbiamo pensato che sembrasse scritta apposta per Anna. Loro non si conoscevan­o ma si sarebbero molto piaciuti».

Voi, che riempite i teatri, vi sentite un po’ padri e maestri di queste nuove generazion­i di comici?

T.S.: «Credo ci sia una cosa che ci ha sempre caratteriz­zato, frutto della nostra matrice teatrale: nella nostra comicità ci abbiamo visto sempre qualcosa di serio. Quando facevamo I promessi sposi, si stupivano tutti che chiedessim­o le stesse scenografi­e, costumi, comparse, di chi ne realizzava la versione “ufficiale”. Quella serietà è il nostro marchio di fabbrica. Non vedo prosecutor­i in questo senso».

Forse anche perché la television­e non è più un laboratori­o profession­ale?

M.L.: «Ci sono centomila canali, a macchia di leopardo trovi sicurament­e qualcosa di interessan­te. Difficilme­nte però ti resta radicato, non c’è continuità, non ci sono quei personaggi che rivedi la settimana successiva. I giovani vogliono diventare noti, popolari artisticam­ente. E mi fermo qui. La television­e serviva anche a formare. Che modelli ci sono? I nostri erano i grandi attori teatrali. È tutto molto cambiato».

Ma ce l’avete ancora un sogno da realizzare insieme? Qualcosa che non avete ancora fatto…

T.S.: «A volte mi rendo conto che noi abbiamo 145 anni in due. E ancora abbiamo questa capacità di divertirci insieme, di riempire i teatri. Il sogno è che questo accada ogni giorno, e ogni giorno… che questa magia che stiamo vivendo duri ancora. Non è progettual­e questo sogno. È l’oggi».

M.L.: «È davvero una magia. Ricordo quando celebravam­o i 25 anni del trio, ci ritrovammo in tv per Non esiste più la mezza stagione, era il 2008. Avevamo in testa una

Il ricordo

A Torino girammo I promessi sposi, poi ci sarebbe piaciuto fare l’odissea. Non c’era budget

mezza idea di fare una cosa stile Promessi sposi ma con l’odissea. La Rai disse che non avevano budget, ma che si poteva fare se ci impiegavam­o una quindicina di giorni. Quando girammo a Torino i

Promessi sposi ci vollero cinque mesi. Declinammo. Anna non stava bene. A un certo punto disse, a proposito del nostro futuro improbabil­e: “Io avrei in mente qualcosa. Io, a noi tre, ci vedo in teatro”. E poi lei peggiorò. Ecco, noi ci siamo a teatro, ma non siamo in due, siamo in tre. E stiamo realizzand­o insieme a lei il nostro sogno».

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