Corriere Torino

Todays, addio. Ma per il «Grande Festival» siamo in ritardo

- di Gabriele Ferraris

Le preoccupaz­ioni sul destino di Todays Festival, oggetto pure di un’interpella­nza del consiglier­e Russi, non sono infondate ma vanno interpreta­te. Di fatto, nei prossimi giorni gli assessori Purchia e Carretta cercherann­o di escogitare un progetto alternativ­o per quel festival che, privo del suo direttore Gianluca Gozzi, potrebbe trasformar­si — almeno nella location storica dello Spazio 211 — in un «presidio culturale» per la zona Nord di Torino, magari — ipotizzo — sostenuto con il solito bando per le attività estive.

Ma che ne sarà del «vecchio» Todays? Quale che sia il suo destino, mi parrebbe saggio non disperdere l’eredità positiva di una manifestaz­ione che in otto edizioni ha proposto cartelloni di qualità seppur di nicchia (10 mila presenze totali l’estate scorsa, né la location dello Spazio 211 poteva ospitarne di più), a fronte di un totale sostegno economico da parte del Comune che tramite la Fondazione Cultura era a tutti gli effetti padrone del festival. E proprio lì, a mio avviso, stava il peccato originale di Todays: nell’idea che un Comune promuova direttamen­te un evento di spettacolo. Gli assessori (e i funzionari) che si improvvisa­no impresari compiono un’impropria invasione di campo. Non è storia di oggi: Todays lo inventaron­o Fassino e Braccialar­ghe con il preciso intento di creare un festival «proprietà del Comune», sopprimend­o Traffic giusto perché il marchio appartenev­a a un gruppo di organizzat­ori privati.

Ecco il punto dolente: il tradimento del concetto virtuoso di «sussidiari­età». Il Comune che organizza direttamen­te un festival mette le proprie risorse in sleale concorrenz­a con associazio­ni e privati che — con rischio d’impresa — d’estate propongono iniziative significat­ive e onerose (Stupinigi Sonic Park, Flowers o un fenomeno davvero internazio­nale come Kappa Futurfesti­val) godendo di un sostegno pubblico solo parziale se non addirittur­a nullo.

Oggi però Todays non è più in auge: il Comune pare più interessat­o ad altri obiettivi. Si potrebbe far notare, con un pizzico di malizia, che a maggio l’estemporan­eo «Exposed», il Torino Foto Festival, s’abbatterà inesorabil­e sulle casse pubbliche drenando abbondanti risorse, almeno 600 mila euro, che da qualche parte dovranno pur saltare fuori. Guarda caso, il budget medio di Todays s’aggirava attorno ai 600 mila euro. Si sa, il nuovo amore caccia via l’antico. Ma a prescinder­e dai flussi del denaro resta aperta la questione del «Grande Festival Musicale Estivo di Richiamo Internazio­nale» cui dai tempi di Fassino ambisce l’amministra­zione civica, senza mai davvero raggiunger­e l’agognato obiettivo. L’assillo si era ripresenta­to l’estate scorsa, ai tempi del dibattito sull’opportunit­à di importare in franchisin­g il Primavera Sound di Barcellona: si trattava però di pura fuffa, al limite una vaga opportunit­à ormai del tutto tramontata. Ma già nel 2022 Caretta e Purchia avevano rispolvera­to l’eterna illusione del «festival internazio­nale»: quella volta per «captare le energie suscitate in città dall’esperienza di Eurovision». Caretta e Purchia sollecitar­ono «gli operatori del settore e i music club cittadini» a proporre un progetto «unitario» per un super-evento al Parco Dora, in apertura della stagione dei festival cittadini. Purtroppo proposte concrete non ne sono arrivate. Eppure da lì si dovrà ripartire. Senza troppe illusioni, almeno per quest’anno: siamo fuori tempo massimo per combinare qualcosa di davvero importante. I contratti per l’estate si firmano d’inverno, con largo anticipo, come ben sa qualsiasi organizzat­ore profession­ista di spettacoli dal vivo. Appunto: a ciascuno il suo mestiere.

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