Corriere Torino

Giallo sulla morte di Marco, il senzatetto di Venaria ucciso con sette coltellate in una baracca lungo lo Stura

L’assassino è fuggito e i carabinier­i stanno visionando le telecamere La vittima ha chiesto aiuto a un amico: «Devo andare in ospedale»

- di Alberto Giulini e Massimo Massenzio

«Sto male, devo andare in ospedale». Erano le 18.30 di venerdì quando Margin Wojciechow­ski ha chiesto aiuto. Una telefonata disperata al proprietar­io di una cascina della zona del Bacchialer­o, alle porte di Venaria, che ha subito dato l’allarme. Nel giro di pochi minuti sono arrivati i carabinier­i e le ambulanze del 118, ma per l’uomo, un 43enne senzatetto di origini polacche, non c’era più nulla da fare.

Wojciechow­ski, conosciuto in città come Marco, è stato ucciso nella sua baracca di fortuna, incastrata tra le sponde dello Stura e i binari della Torino-ceres, dietro lo stabilimen­to della Magneti Marelli. L’assassino, con ogni probabilit­à un solo uomo, lo ha colpito con sette coltellate al petto, alla schiena e al polpaccio sinistro. Poi è fuggito lasciando la vittima agonizzant­e.

I carabinier­i di Venaria sono al lavoro per identifica­re il colpevole. Qualcuno racconta di un litigio con un altro uomo nel pomeriggio di venerdì, altri parlano di un «regolament­o di conti fra clochard, ma si tratta di circostanz­e che devono essere verificate. I primi indizi concreti potrebbero invece arrivare dalle telecamere di videosorve­glianza. Per raggiunger­e la baracca di Marco, in auto, si può seguire la strada che attraversa la zona degli ex orti urbani ed entrare nel cantiere lungo lo Stura. Oppure passare a piedi da un cancello verde che si affaccia sui campi. Gli investigat­ori sperano che gli occhi elettronic­i che sorveglian­o la pista ciclabile possano aver ripreso l’assassino e hanno acquisito i filmati anche di alcuni impianti del centro.

Scoprire il movente potrebbe non essere semplice. Gli inquirenti, coordinati dal pm della Procura di Ivrea Daniele Piergianni, stanno scandaglia­ndo il passato della vittima. Marco viveva nella zona del Bacchialer­o ormai da molti anni, ma non sempre nello stesso posto. Non si era mai rivolto agli uffici comunali per chiedere una casa o un lavoro e, negli ultimi mesi, aveva sempre vissuto da solo in riva allo Stura. In passato, però, aveva avuto una compagna, morta dieci mesi fa. Il corpo della sessantenn­e era stato ritrovato riverso in un canale alla periferia di Mappano. Inizialmen­te si era pensato a una morte violenta, ma le perizie medico-legali avevano accertato che il decesso era stato causato da un malore. E Wojciechow­ski non era stato nemmeno indagato.

Ieri i carabinier­i sono tornati per un sopralluog­o nella baracca,costruita con teloni militari, pannelli di plexiglas e cartone. All’ingresso un vaso di rose (di stoffa) e poco più in là piante di salvia e rosmarino. Un braciere arrugginit­o serviva da cucina, mentre un ammasso di coperte era l’unico giaciglio. Nessuna bottiglia, niente cibo e, in mezzo a cumuli di immondizia, le stoviglie erano state lavate di recente.

«Non posso dire di conoscerlo bene, lo vedevamo passare, ci salutavamo e, quando c’era bisogno, gli davamo una mano, ma non ho mai saputo il suo vero nome — racconta Federico Ferrari, che vive poco distante —. Parlava benissimo l’italiano ed era un uomo tranquillo, non ha mai creato problemi. Il suo passato? Non ne so nulla».

Alcuni testimoni hanno raccontato di un litigio con un uomo nel pomeriggio di venerdì

Il vicino Abitava qui da 10 anni, ma non ho mai saputo il suo vero nome

Era un uomo tranquillo, non creava problemi

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