Gli studenti «orfani» di Barbero «Il suo lascito accademico è ben radicato nei nostri cuori»
Lo storico va in pensione. Applausi all’ultima lezione a Vercelli
L’emozione c’è. Anche per chi è abituato al battimani scrosciante del pubblico dei festival: lo storico Alessandro Barbero va in pensione accompagnato dagli applausi degli studenti dell’università del Piemonte Orientale. L’ultima lezione si è tenuta a Vercelli in settimana e gli istanti finali sono stati ripresi con il cellulare e diffusi in rete: supercondiviso è il video rilanciato dall’account @primo_vassallo.
Barbero, che insegna Storia Medievale, ha comunque in agenda ancora fino al 16 febbraio gli esami della triennale e della specialistica.
Il 64enne, star della divulgazione storica, conferma al
Corriere l’uscita di scena accademica, alla quale naturalmente non seguirà alcun periodo sabbatico sulla produzione di libri e partecipazione a programmi tv e convegni (ieri era impegnato nell’incontro internazionale «L’impero di Genova» nel capoluogo ligure).
Pensione anticipata per il docente torinese, che però potrebbe continuare a mantenere la cattedra ottenuta nel 1998 prima come professore associato e dal 2002 come ordinario di Storia medievale per il Dipartimento di Studi Umanistici dell’upo Amedeo Avogadro. Un addio all’ateneo forse necessario per far fronte ad altri impegni, sempre legati al mondo della divulgazione storica di cui è uno degli interpreti più nazionalpopolari insieme ad Alberto Angela e Paolo Mieli.
Volto televisivo, ok, ma Barbero è stato anche uno dei primi influencer internettiani «a sua insaputa», nel senso che al di là di una presenza propria su Facebook, ha visto crescere a dismisura la sua fama ben oltre gli appassionati della materia grazie alla mole sterminata di video su Youtube pubblicati (non da lui) a partire dagli anni Dieci.
Clip che lo ritraggono nelle vesti di relatore e ospite d’onore in tante kermesse, prima fra queste il Festival della Mente di Sarzana: tra i più cliccati gli interventi sulle Crociate, su Lepanto e su Cavour. I frammenti postati su Instagram e Tik Tok hanno fatto il resto.
Qualche anno fa sulla possibilità di gestire tutti quei contenuti su un’unica pagina o sito ad hoc, il medievalista tagliò corto: «Il tempo è sempre troppo poco, e il web richiede tanta attenzione. Non mi sento di sottrarre energie, almeno non ancora, alle mie principali attività e anche al mio tempo libero». Adesso una delle attività, quella d’ateneo, è stata archiviata.
Il saluto social al prof pensionando è affidato alla curatissima pagina fan «Vassalli di Barbero» (vassallidibarbero.it). «Nel mondo dell’insegnamento storico si chiude un capitolo. Barbero si è distinto per la sua erudizione e per la sua capacità di comunicare la complessità del passato in modo accessibile. Il suo lascito accademico è ben radicato nel cuore di coloro che sono stati i suoi studenti».
Lo storico piemontese è diventato un personaggio pubblico molto riconoscibile come «character»: occhiali, capelli corti bianchi, ampio sorriso, leggera inflessione sabauda, e una serie di espressioni e formule usate durante le lezioni che i comici hanno subito catturato. Fiorello ne ha fatto una breve, esilarante, imitazione la scorsa estate. Ma chi si è specializzato fino alla simbiosi è il torinese Renato Minutolo, autore di lunghi video in cui racconta la Storia come farebbe Barbero, nei modi e persino nei contenuti. «Va in pensione? Posso sostituirlo io! — scherza Minutolo — L’ho sempre considerato uno spirito affine al mio, i modi piemontesi, la professionalità e la concretezza unita alla creatività. Barbero per me è una fonte di ispirazione per i miei lavori, stimola la mia curiosità e la mia voglia di sapere». Il fenomeno Barbero tocca più «discipline», suo buon grado (si è detto sempre divertito dalle parodie e dagli omaggi dei fan). Due anni ha ispirato anche note e strofe musicali: la band Bardomagno gli ha dedicato una canzone in cui viene osannato a mo’ di condottiero vendicatore: «Barbero, Barbero, illuminaci il sentiero / Scaglia la tua spranga contro chi la historia infanga!». Con tanto di videoclip diretto da Valerio Fea e prodotto da Valerio Storch e Maurizio Cardullo, pubblicato sulla pagina Facebook della folta community
Feudalesimo è libertà, di cui il gruppo musicale è una felice emanazione.
La capacità di affrontare temi storici molto al di là del periodo medievale e di ricavarne corposi storytelling è una delle qualità che gli vengono riconosciute in maniera pressoché unanime. «Gli storici — ha osservato in un’intervista di qualche tempo fa — sono specialisti nel proprio campo d’azione ma col tempo hanno compreso che di fronte al grande pubblico si possono affrontare tanti argomenti. Ciò che conta è conservare una visione d’insieme e aver chiaro come destare l’interesse di chi viene ad ascoltarti».