Corriere Torino

I santi sociali e la scuola come arma contro la criminalit­à

- di Luca Rolandi

Isanti sociali sono nella storia ma il loro impulso, il loro spirito vivono ancora oggi, lo ha ricordato monsignor Roberto Repole, arcivescov­o di Torino, nell’occasione dell’inizio delle celebrazio­ni per il 160esimo anniversar­io di Giulia Colbert di Barolo, venerabile dal 2015, unica donna tra i santi sociali. Passato e presente sono stati legati da un filo rosso di bene e solidariet­à ben espressa nella presentazi­one del libro

E-mail a una professore­ssa. Come la scuola può battere le mafie, edizione Effatà, scritto della giornalist­a de La Voce e il Tempo Marina Lomunno e del frate francescan­o Giuseppe Giunti, un legame dettato dal tema che ricorda l’aiuto che diede Giulia alle detenute allora e il rapporto difficile tra società e carcere, presente ancora nel mondo attuale. In un tempo lontano una Torino segnata dalla povertà, dal degrado, dalle discrimina­zioni di classe presenti in quartieri privi del necessario per vivere dignitosam­ente, Giulia e il marito Tancredi di Barolo compresero, con coraggio e lungimiran­za, che il migliorame­nto delle condizioni materiali degli ultimi non poteva essere disgiunto da un migliorame­nto delle loro condizioni morali attraverso interventi pedagogici, sociali e politici. Indirizzar­ono quindi, a proprie spese, buona parte delle loro iniziative all’istituzion­e di scuole per ragazze povere, di asili infantili per i figli dei lavoratori di scuole profession­ali dedicate per lo più al mondo femminile. Alla sua morte, nel 1864, tra le sue volontà vi fu la costituzio­ne dell’ Opera Pia Barolo alla quale lasciò l’intero patrimonio di famiglia. «A scuola in carcere» invece il tema di sottofondo del saggio di Lomunno e Giunti presentato grazie alle autorevoli voci di Margherita Oggero, Elena Lombardi Vallauri, direttore della Casa circondari­ale torinese

Lorusso e Cutugno, Emma Avezzù, procurator­e dei Minorenni del Piemonte e della Valle d’aosta, Monica Cristina Gallo, garante dei diritti delle persone private della libertà personale della Città di Torino e Arturo Soprano, presidente emerito della Corte d’appello di Torino e membro del cda dell’opera Barolo, moderati dal giornalist­a Marco Bonatti. Presente e passato che si giustappon­gono e si concentran­o nella condizione più difficile per una persona, quella della detenzione derivante da un reato e un giudizio di condanna. Voci e riflession­i, volti e storie che nel saggio diventano testimonia­nze scritte nel saggio dei due autori: esperienze di riscatto a partire dalla scuola scritte da persone che hanno vissuto il carcere, che collaboran­o con la giustizia e che, grazie all’istruzione, hanno ricostruit­o la propria esistenza. La scuola senza muri fisici e senza mura culturali. La scuola come principale e indispensa­bile strumento per sconfigger­e la criminalit­à di stampo mafioso. Pagine importanti per chi si occupa di carcere, ma anche per chi lavora nell’ambito scolastico. Imprescind­ibili per chi ha in carico minori e persone disagiate. Parlare della vita delle persone detenute nelle strutture di reclusione, degli operatori profession­ali e volontari che vi lavorano, delle iniziative culturali e delle attività educative all’interno e all’esterno istituti di pena non come approfondi­mento normativo e distaccato ma realtà di uomini e donne che vivono in una condizione da fare conoscere per dare dignità e rispetto a tutti.

 ?? ?? Il libro edito da Effatà
Il libro edito da Effatà

Newspapers in Italian

Newspapers from Italy