Le leggi razziali e la «voce» degli archivi
L’ente di Gestione e Liquidazione Immobiliare era incaricato di acquisire e rivendere i beni di proprietà dei «cittadini italiani di razza ebraica»
Nel 1938 furono emanate le leggi razziali e nel novembre di quell’anno nacque l’ente di Gestione e Liquidazione Immobiliare (Egeli) incaricato di acquisire, gestire e rivendere i beni eccedenti la quota di proprietà consentita ai «cittadini italiani di razza ebraica». Una spoliazione che portò via case e terreni a tante persone colpevoli solo di essere una «razza» diversa (ammesso che questa definizione abbia senso). I sequestri proseguirono fino al 1945. Domani alle 10, le Gallerie d’italia ospiteranno l’incontro Gli archivi di banca raccontano l’egeli. I Linked Open Data per la storia dei sequestri dei
beni ebraici, perché quell’esperienza è rimasta negli archivi e oggi il Fondo Egeli è un patrimonio di documentazione relativa a quel terribile periodo. Grazie alle tecnologie Linked Open Data, l’archivio Storico Intesa Sanpaolo e Fondazione 1563 di Compagnia di San Paolo — che ospita il Fondo Egeli piemontese — si aprono alla pubblicazione, per stimolare ricerca e condivisione. Durante l’evento, oltre a presentare il progetto di collaborazione nato lo scorso anno, sarà distribuita la pubblicazione Difendere le storie. La memoria della persecuzione antisemita nell’archivio Storico Intesa
Sanpaolo, realizzata dalla banca. L’attività di Egeli, infatti, fu supportata da diversi istituti bancari, come la Cariplo in Lombardia o San Paolo in Piemonte e Valle d’aosta, per questo gli archivi bancari hanno numerose testimonianze delle attività di ogni istituto. Il più significativo è il Fondo Egeli della Cariplo, che in 334 faldoni d’archivio conserva circa 1.500 pratiche intestate a cittadini ebrei italiani e stranieri cui se ne aggiungono altre 500 di cittadini dichiarati nemici (ad esempio inglesi e francesi, che furono poi inclusi nella confisca).
Il Fondo Egeli di Compagnia di San Paolo è composto da 115 metri quadri lineari di documenti, con oltre 6.300 fra fascicoli, registri e rubriche dal 1939 al 1950. Tra i temi più toccanti, stando a quanto emerge dagli archivi, ci sono i destini incrociati delle persone: proprietari che perdono i beni, funzionari che eseguono le pratiche con puntiglio, cittadini diventati utilizzatori più o meno consapevoli dei beni sottratti. Il fondo, così come l’ampio Archivio Storico della Compagnia di San Paolo, ha sede in piazza Bernini 5, dove su richiesta è possibile consultarlo a fini di studio e ricerca. Lunedì mattina saranno presentate anche le caratteristiche della pubblicazione accessibile online dei materiali.
Domani si presenta l’iniziativa di Archivio Storico Intesa Sanpaolo e Fondazione 1563