«Abbiamo imparato a lavorare in sinergia E adesso puntiamo sulla cultura»
2026.
«Riuscire a coordinare l’attività delle cantine con la preservazione non è banale — sottolinea Quaglia — e ad esempio abbiamo avuto una call con lo Champagne, che ha ottenuto il riconoscimento dopo di noi, per sperimentare collaborazioni sulla tutela del paesaggio. La zona del Barolo avrà il primo piano regolatore
intercomunale quest’anno, un lavoro che verrà implementato perché aiuta nel rapporto con chi lavora e costruisce sul territorio, dando delle linee guida di salvaguardia. Serve costruire un tessuto culturale che chi viene da fuori cerca e può riconoscere, c’è continuità sul territorio».
Alba non sarebbe Alba senza questo territorio e le colline non sarebbero così senza la nostra città. Unire 88 Comuni per la candidatura è già un grande risultato
«Pensiamo a cosa eravamo sessant’anni fa con la “malora” descritta da Beppe Fenoglio e a cosa siamo oggi». Lo dice il sindaco di Alba, Carlo Bo, mentre si sposta verso Pesaro per l’inaugurazione del programma di eventi della Capitale italiana della cultura 2024, riconoscimento andato alla città marchigiana. È la corsa che sta compiendo anche Alba, che con Bra guida una compagine di 88 Comuni che non solo si sono candidati tutti insieme — con il territorio di Langhe e Roero — a diventare capitale italiana della cultura 2026, ma hanno già superato il primo ostacolo e sono fra le dieci realtà finali«quando ste, che a marzo andranno a Roma per le audizioni al Ministero della Cultura. Poi una commissione sceglierà la proposta vincitrice. Quella di Alba Bra Langhe e Roero è l’unica piemontese, proprio nel decennale del riconoscimento Unesco ai paesaggi vitivinicoli di Langhe, Roero e Monferrato.
Sindaco, che cosa significa per voi?
«Il nostro territorio è abituato a queste sfide difficili. Il riconoscimento Unesco per i paesaggi vitivinicoli è arrivato nel 2014, poi nel 2017 Alba è diventata Città creativa Unesco per la gastronomia, nel 2021 Capitale della cultura d’impresa. Ma Alba non sarebbe Alba senza questo territorio e le colline non sarebbero così senza la nostra città. Grazie a tutti gli 88 Comuni, la nostra è la più grande candidatura territoriale mai progettata in Italia».
Come si fa a tenere insieme tutte queste realtà?
«Il nostro territorio lavora in sinergia e infatti abbiamo raccolto le adesioni in pochissimi giorni. Abbiamo coinvolto anche associazioni culturali e di categoria, imprenditori e fondazioni, lo abbiamo fatto tutti insieme per coprogettare e sostenere questa candidatura. Del resto abbiamo scelto come simbolo il falò, perché vuol dire comunità, questo concetto va al di là delle amministrazioni comunali».
Stesso discorso per il turismo?
l’ente per il turismo ha ampliato i propri confini sembrava un po’ complesso perché ha messo insieme realtà diverse, la Langa non è il Roero e viceversa, ma è stata una scelta giusta. Non ci sono molti territori che come questo sono riusciti a fare qualcosa di straordinario, mettendo insieme lavoro, sudore, fatica, sacrificio e abnegazione. Ora dobbiamo costruire una nuova forma di attrazione che deve essere culturale».
In che senso?
«Lo scorso anno abbiamo celebrato il centenario di Beppe Fenoglio, ma abbiamo anche Cesare Pavese o Giovanni Arpino, ad esempio. La candidatura sarà un laboratorio permanente che ci consentirà di scrivere il nostro futuro. Cerchiamo di alzare l’asticella. Cultura vuole dire tante cose e se ne può parlare a 360 gradi. Il nostro patrimonio culturale è straordinario e questa è una grande occasione, essere in finale è già un risultato importante».
Quali sono i punti di forza? «Penso ad esempio al nostro teatro, ad Alba, oppure agli eventi musicali con Collisioni. Vogliamo puntare sulla cultura per dare un segnale: qui abbiamo il Centro Studi Beppe Fenoglio o la Fondazione Cesare Pavese, ma investire in cultura significa dare un’offerta più ampia. Noi fino a oggi l’abbiamo “importata”, come le straordinarie mostre della Fondazione Ferrero. Questo va benissimo, ma dobbiamo anche creare».