IL BAROLO VA IN FIERA
QUALE FUTURO PER TORINO? D’AVANGUARDIA
Questo quotidiano svolge in modo eccellente il ruolo di coscienza critica della regione sottolineando quando restiamo indietro e spronandoci a fare meglio, o più semplicemente spesso a fare ciò che diciamo. Chi scrive ritiene che questo sia un ruolo chiave della libera stampa e ci si associa con entusiasmo quando invitato. Negli ultimi tempi non sono mancate occasioni: il pil di Torino fermo da 20 anni, filiera dell’auto impantanata nel passato, lauree buone come passaporti per altrove, imprese e enti benefici vittime ingenue di macchine promozionali infernali. La scorsa settimana, la presentazione del libro l’occhio della Tigre con cui Giancarlo Rocchietti ripercorre i suoi primi 15 anni da presidente del club degli investitori ha dato una nuova lettura alla città: Torino è una citta d’avanguardia. Avanguardia è la denominazione attribuita ai fenomeni del comportamento o dell’opinione intellettuale più estremisti, audaci, innovativi, in anticipo sui gusti e sulle conoscenze. Torino è stata il motore dell’unità del nostro Paese scorgendo le modifiche che avvenivano nei sistemi degli stati, quando Milano era una delle grandi capitali del più antico e longevo impero esistente, quello degli Asburgo, Napoli era il perno della restaurazione post napoleonica punto di incontro tra gli Asburgo e i Borbone e Roma… era Roma da millenni. Cosa deve essere Torino oggi per essere estremista, audace, innovativa, in anticipo sui gusti e sulle conoscenze? Non deve competere con altre città italiane o estere, non deve confrontarsi con i concorrenti o presunti tali: deve essere d’avanguardia, il suo punto di confronto deve essere il futuro. Un futuro tratteggiato da chi ha partecipato alla presentazione del libro. Silvia Rovere, partner di Equita e presidente di Poste, ha richiamato l’opportunità di coinvolgere i fondi pensione, le assicurazioni e i grandi investitori ad aumentare l’allocazione su investimenti in nuove e piccole imprese. Pierluigi Paracchi, founder di Genenta quotata al Nasdaq, ha sottolineato la necessità di puntare su tecnologie e settori in cui possiamo essere leader senza correre il rischio di creare imprese ed iniziative follower per poi farle comprare da altrove.
Il rincaro del prezzo del cacao grezzo sta condizionando l’industria dolciaria influenzando il costo del cioccolato. Nel corso del 2023 il prezzo delle fave di cacao ha registrato un aumento di circa il 70%, risultato di due stagioni consecutive di raccolti scarsi con piogge torrenziali e la successiva siccità, in particolare Costa d’avorio e Ghana, che insieme rappresentano oltre il 60% della produzione mondiale. Non solo anche la mancanza di fertilizzanti, causata dal conflitto in Ucraina, ha ulteriormente aggravato la situazione, riducendo la produzione di cacao. In Africa è appena iniziata la raccolta che terminerà a marzo con una riduzione prevista dell’11%. A complicare la situazione anche una nuova normativa Ue contro la deforestazione: i prodotti agricoli che entreranno sul territorio comunitario, dal 2025 dovranno dichiarare di provenire da aree non colpite da pratiche di distruzione forestale. Situazioni frequenti in West Africa. Per far fronte al calo produttivo dell’africa in molti ora puntano sul Sudamerica. Con l’aumento del costo dello zucchero, il cioccolato, potrebbe presto diventare un lusso.