«Appendino ha i nostri stessi dubbi, con i dem si perde soltanto»
«Basta con il Pd, sono sempre uguali». «In Lombardia è stato fatto lo stesso errore e il risultato è un M5S striminzito». «Al diavolo il Pd». «Meglio soli che male accompagnati». Davanti all’idea di un accordo giallorosso alle elezioni regionali del prossimo 9 giugno, la base pentastellata è in subbuglio. La rivolta corre nelle chat degli attivisti piemontesi. E in queste ore, dopo gli ultimi incontri che — stando alle previsioni — avrebbero dovuto sancire l’impossibilità di giungere a una intesa e non il protrarsi delle trattative, le attestazioni di dissenso con la linea (telefonata da Roma) di Giuseppe Conte si sono fatte sempre più insistenti. La voce più autorevole è quella dell’ex capogruppo al Senato Alberto Airola, che con la sua consueta franchezza non le manda certo a dire: «Io non vado con uno come Laus (il deputato dem Mauro, a cui fa capo una cooperativa (la Rear, che paga i lavoratori una miseria. Lo voglio dire chiaramente ai vertici romani del M5S, a chi sta trattando e a Conte che credo sia molto convinto dell’operazione: non vinciamo nulla e perdiamo tanto». Airola definisce il Pd «un partito di sistema che gestisce tutto spartendoselo con il centrodestra», un partito che «brinda all’inaugurazione dell’inceneritore o alla nuova trivella del Tav e che decide di smantellare ulteriormente a Torino il sistema ospedaliero». La voce di Airola non è isolata. Anche l’ex presidente del Consiglio comunale Fabio Versaci dice la sua: «Da quando Conte è capo politico, il M5S ha preso batoste elettorali ovunque, soprattutto dove si è alleato con il Pd». L’intervento dell’ex senatore rivela poi quello che già si sospettava: mentre Conte spinge per non rompere con Schlein, Appendino non vede di buon occhio l’intesa. «Chiara lo sa già, ha gli stessi dubbi — rivela Airola — di tantissimi attivisti ed eletti piemontesi, ed è stata tirata in mezzo apposta come se fosse lei la causa delle incomprensioni, e in questo modo l’hanno marginalizzata».