Parte da Torino il «Rinascimento europeo» della cultura
Associazioni, politica e istituzioni unite per sviluppare una «rete» e guardare insieme all’europa
La richiesta principale è lo sviluppo di una rete che consenta alle realtà italiane di affacciarsi sul panorama europeo. È quanto emerge, fra i contenuti discussi in una ventina di interventi, dal convegno che si è tenuto ieri al Polo del ‘900, «Per un Rinascimento europeo della cultura». L’evento, moderato dal responsabile del Carmine Festa e organizzato dal Gruppo dell’alleanza Progressista dei Socialisti & Democratici al Parlamento europeo, ha riunito i rappresentanti della cultura, fra associazioni, politica e istituzioni. «Non ci sentiamo europei perché abbiamo
● Ieri il Polo del ‘900 ha ospitato un momento di confronto organizzato dal Gruppo dell’alleanza Progressista dei Socialisti & Democratici al Parlamento europeo
● Oltre una ventina gli interventi al dibattito l’euro in tasca, ma perché — ha detto Mercedes Bresso introducendo l’evento — abbiamo la cultura europea che non è un mix delle nostre culture; devono convergere in un riconoscimento comune».
Da una parte ci sono le attività che l’unione europea, con il Parlamento europeo, sta portando avanti, come le prossime limitazioni sull’uso dell’intelligenza artificiale per tutelare la dignità dei lavoratori, o l’intento di inserire la cultura dentro le agende internazionali (nonostante il «fermo» denunciato da Silvia Costa, presidente della commissione cultura e istruzione al Parlamento europeo). Dall’altro
ci sono le realtà culturali. Il tema è capire, prima di tutto, qual è la percezione dell’europa in Italia, forse considerata ancora distante.
Per questo sul teatro, come
Il confronto Sono intervenute anche Patrizia Sandretto ed Evelina Christillin con le esperienze raccontate da Onda Larsen e Torino Fringe Festival, ci sia la necessità di sostenere una rete di carattere europeo. Discorso simile per l’arte, sottolineato da Patrizia Sandretto Re Rebaudengo, mentre occorre investire nei consumi, perché si rileva una crescita dell’offerta culturale — di pari passo con la sensibilità politica — non adeguatamente seguita dalla domanda. Bene i musei, con le testimonianze di Michele Coppola di Intesa Sanpaolo e Evelina Christillin del Museo Egizio (che chiede di includere la «materialità» delle collezioni nei fondi per la ricerca), molto bene musica e audiovisivo, male cinema e giornali, così così i libri (Vittorio Bo di Codice avvisa sugli scarsi indici di lettura italiani).
Insomma, occorre una dimensione comune. L’altro tema da affrontare in termini di semplificazione e accessibilità, soprattutto per le realtà meno strutturate, riguarda i bandi.
Tra gli esempi virtuosi, come emerso ieri, c’è il sodalizio fra pubblico e privato, con il caso delle fondazioni bancarie che, come ha spiegato Andrea Varese di Fondazione Crt, sono una «figura potente in campo culturale».