Corriere Torino

«Cucire i tessuti è una preghiera, un atto rituale»

- Labyrinth, Francesca Angeleri

Elizabeth Aro inaugura domani, negli spazi della Gagliardi e Domke Contempora­ry in via Cervino 16, la mostra — ricca di opere inedite — dal titolo Atelier Aro, che resterà allestita fino al 12 aprile. Il tentativo dell’artista argentina, stabilitas­i a Milano, le cui opere si trovano in gallerie e musei di tutto il mondo, è quello di ricostruir­e in uno spazio esterno la stessa dimensione del suo atelier di lavoro. Molte delle sue opere sono installazi­oni che modificano la percezione dello spazio da parte dello spettatore. Indaga la realtà attraverso un proprio percorso interiore. Il suo lavoro si nutre di interessi interdisci­plinari ed esplorazio­ni sulla natura che pongono lo sguardo sull’impercetti­bile sorprenden­te del quotidiano. «Di fronte a un mondo saturo di immagini, mi concentro su elementi precisi, fissando lo sguardo sui dettagli, sospendend­o il tempo». Ci si perde tra foglie, ritagliate e cucite a mano (esperta), realizzate con il prezioso velluto liscio della storica manifattur­a Redaelli che dal 1893 si trova sul lago di Como e che da sempre viene selezionat­a dalle più importanti maison di moda. Il velluto permette ad Aro di stratifica­re l’opera di significat­i: «Nell’ambiguità del tessuto si gioca lo scultoreo. Cucire è uno strumento ancestrale che è da sempre un mezzo d’espression­e femminile. Con questa azione rivendico uno strumento al quale la donna è stata relegata senza possibilit­à di scelta. Cucire è anche raccontare una storia a partire dal tessuto, è come una preghiera, una meditazion­e, un atto rituale».

In mostra non c’è però solo tessuto, nel linguaggio di Aro sempre si trovano anche disegni, vetro, vetri incisi, gouache che costituisc­ono una parte dell’esposizion­e. L’altra,

è la grande installazi­one creata su invito di Domenico Maria Papa, per Art Site Fest. «Il labirinto è un argomento che mi ha sempre intrigata e una delle sue tante simbologie è la comunicazi­one con le divinità. Questo è fatto in tessuto, perché il tessile non è solo un elemento di traduzione simbolica, ma è anche artefatto di relazioni sociali che ci permette di comunicare con una comunità». Molto attenta alle questioni di genere, secondo Aro la storia dell’arte andrebbe riscritta, «la mia generazion­e ha studiato su libri improntati al maschile». Si sente in debito con molte artiste tra cui Maria Lai, Marisa Merz, Louise Bourgeois, Meret Oppenheim, Elsa Schiappare­lli, Doris Salcedo, Sheila Hicks e Cecilia Vicuña che di recente ha vinto il Leone d’oro a Venezia.

Di fronte a un mondo saturo di immagini, fisso lo sguardo sui dettagli, sospendend­o il tempo

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