«Gli studi e la vita di Torino, qui sono diventata adulta Lucia è il mio personaggio in cerca d’autore. Come noi»
Sofia Pirandello: «Il mio cognome, un segno che notano tutti ma che io non identifico»
In un Sud feroce e rovente, e in un Nord del Paese visto come unica via di fuga rispetto a un’esistenza che pare già tutta scritta, e che invece si rivelerà una trappola, si inserisce la storia di Lucia. Una bambina che si fa donna tra l’assenza del padre e una madre che, al posto di insegnarle libertà e autodeterminazione, l’accusa quotidianamente di una colpa che giudica inguaribile: essere nata «fimmina». Scritto dalla pronipote del premio Nobel per la letteratura Luigi Pirandello, Bestie è l’ultimo libro di Sofia Pirandello. Un testo forte, che cerca di combattere un Sud Italia ancora troppo indolente e restìo al cambiamento.
E che l’autrice tempo fa ha voluto presentare anche al Circolo dei Lettori di Torino.
Sofia Pirandello: un cognome importante.
«In effetti sì, Luigi Pirandello è il mio trisnonno, anche se…».
Se?
«Devo dire che la mia è una famiglia piuttosto normale e io certo non sono figlia d’arte. Mio papà ha fatto l’infermiere per tutta la sua vita e mia mamma è una ricercatrice di fisica. Quindi non sono cresciuta in un contesto letterario. E anzi».
C’è dell’altro?
«A dirla tutta, mi fa sorridere che il mio cognome altisonante oscuri del tutto mia madre che invece, in famiglia, è sempre stata la più appassionata di letteratura. È lei, infatti, che mi ha stimolata costantemente alla lettura. E che mi ha incoraggiata a scrivere. Pur non essendo una “Pirandello”».
Quindi non teme il confronto con il parente illustre...
«Devo ringraziare una certa dose di sana incoscienza che mi contraddistingue da sempre perché, in effetti, è una cosa alla quale non ho mai pensato troppo. Fin da piccola mi piaceva leggere e scrivere ed è venuto naturale, a un certo punto, misurarmi con questa enorme passione».
Va bene: però, quando porge la mano e si presenta, non c’è interlocutore che dimentichi di citare il suo discendente, non dica di no…
«È vero. Tutti mi chiedono che cosa si prova a essere pronipote di Luigi Pirandello e io puntualmente rispondo che è un po’ come portarsi addosso uno strano segno di riconoscimento che nota chiunque, ma che io non identifico. Sia chiaro, amo le sue opere; da lettrice però, più che da parente».
Veniamo a «Bestie» e alla storia di Lucia, la protagonista. Chi sono le bestie in questo romanzo?
«Bestie ha a che fare con la vita di Lucia: una donna che nel suo percorso di vita a un certo punto si ritrova a fare la macellaia; una donna cresciuta in un contesto di campagna, quindi circondata dagli animali».
Ma bestie sono anche, e soprattutto, le persone che incontra lungo il suo cammino?
«Vero; gente che non sa ascoltare, che tende a mortificarla piuttosto che lasciarla sbocciare».
E poi, bestia è anche un po’ la stessa Lucia, no?
«Già, lei che per gran parte della sua vita non viene capita e che per questo continua a fuggire».
Qual è stata la scintilla che l’ha spinta a scrivere la storia di Lucia?
«La consapevolezza che, per quanto sia più difficile di un tempo ammettere che le donne sono ancora subordinate all’uomo, non siamo ancora sfuggiti a questo problema. E, anzi, mi ha fatto molta impressione scrivere di un personaggio come Lucia e ritrovare in lei delle sensazioni che pure io, nella mia vita molto serena e ordinaria, so di aver provato per il semplice fatto di essere una ragazza».
Per esempio?
«In quanto donna vieni educata con la convinzione che dovrai appartenere per forza a categorie precostituite. Che dovrai essere moglie e madre non per scelta, ma più per dovere. Perché solo così potrai sentirti realizzata appieno e a posto con la coscienza. Tutte bugie, ma vatti a liberare da questi schemi…».
Ha descritto ciò da cui fugge la sua Lucia.
«Esatto. Lucia rifiuta l’idea che la donna debba avere una propria essenza di default. Fatica ad accettare un’idea esistenzialista della “femmina” e crede che ogni persona sia un unicum. Per questo vive l’imposizione culturale come un problema. E per questo scappa dalla sua casa siciliana sperando di lasciarsi alle spalle il problema…».
Che invece la insegue.
«Sì, perché “il problema “è lei stessa. Lucia è un problema mobile perché è una donna che vuole scrivere le pagine della propria vita a modo suo piuttosto che leggerle sul romanzo scritto da qualcun altro».
Eppure, Lucia cade nella tentazione di rifugiarsi in un «matrimonio sicuro».
«Fatto salvo capire poi che anche quel vestito le sta stretto. La gente continua a invadere il suo territorio e a chiederle di restringersi per il semplice fatto di essere donna».
Alla fine, però la donna capisce che la soluzione non è scappare.
«…ma saper essere sé stessa nonostante il rumore esterno».
Tornando alla fuga: in «Bestie» i luoghi non sono ben definiti ma rimandano a posti reali facilmente riconoscibili.
«Più o meno. Molti lettori credono che Lucia scappi da Catania verso Milano, e invece».
E invece?
«A me pare ovvio: scappa a
Torino».
E dove, di preciso?
«Entra alla Consolata, passeggia tra le architetture tipiche della città. I portici di cui parla, altro non possono essere che via Po, verso il fiume. Lucia cita una “città del nord circondata dalle montagne”: solo chi non ha mai visitato Torino può pensare che mi stia riferendo a Milano».
A sentirla parlare di Torino, si direbbe sabauda; eppure, è nata a Roma e vive nella città lombarda.
«È vero, io mi ci sento proprio, torinese. D’altra parte è qui che ho frequentato l’università, e qui sono diventata adulta».
I suoi luoghi del cuore?
«Ho abitato in San Salvario e piazza della Repubblica. Stavo spesso al “bar Pietro” o “da Carmen”; adoravo “Vini Ranzini” e il massimo per me era fare la spesa a Porta Palazzo o andare al Balon per comprare decine di libri usati. Torino fa parte di me. E poi, questa è la vera casa del cinema, di cui io e la “mia Lucia” non possiamo fare a meno».
Immagina una Lucia protagonista del grande schermo?
«Eccome, avrei già un’attrice del cuore che ritengo sarebbe perfetta: Marianna Fontana».
Dice di non somigliare al suo trisnonno ma ho la netta sensazione che anche la sua Lucia sia un «personaggio in cerca d’autore».
«Ha ragione, ma chi non lo è in fondo».