Corriere Torino

Rapine con il machete: condannati i banditi che colpivano in taxi

In 12 giorni 9 assalti ad alberghi e farmacie

- S. Lor.

Sono stati traditi dalla ritualità con cui mettevano a segno i colpi: la solita farmacia, il solito albergo e l’uso del taxi come mezzo di fuga che ha permesso agli investigat­ori di ricostruir­e le loro scorriband­e. E dopo l’arresto, adesso è arrivata anche la condanna. Finisce così, almeno per ora, la carriera di due malviventi, G.M. di 46 anni e G.M. di 26, accusati di rapina aggravata per 8 episodi (più una nona solo tentata) in poco meno di due settimane: il gup ha inflitto, rispettiva­mente, 6 anni di carcere e 4 anni, 7 mesi e 10 giorni di reclusione. Il pm Davide Pretti aveva chiesto 9 anni e 6 anni e 8 mesi.

Il fascicolo d’inchiesta racchiude la storia di nove colpi realizzati tra il 16 e il 28 dicembre 2022. L’ultimo — quello fatale — all’hotel B&B President di via Cecchi, alle spalle di piazza Baldissera. È da poco passata l’una di notte quando G.M. fa irruzione nella hall con un machete in mano e minaccia il portiere intimandog­li di consegnare il contante nella cassa. Il malvivente era già stato lì qualche giorno prima e credeva che tutto si sarebbe risolto in pochi minuti. Invece, non è andata così. L’albergo, proprio perché aveva già subito due rapine la settimana precedente, aveva deciso di assumere un vigilante. E G.M. si ritrova a fronteggia­re una guardia giurata che impugna la pistola e che poco dopo gli spara a una gamba per costringer­lo a posare a terra il machete. Il malvivente finisce in manette per tentata rapina. E nelle settimane successive lo stesso destino raggiunge il complice 26enne (difeso dall’avvocato Cinzia Urso).

Il ruolo principale di quest’ultimo era quello di palo, ma aveva un altro compito: reperire il mezzo di trasporto per poter raggiunger­e l’obiettivo e poi fuggire. Il giovane aveva ritenuto che il taxi fosse la soluzione migliore. Ma la cattiva sorte ha voluto che le chiamate alle centrali rimanesser­o tracciate e così pm e investigat­ori hanno ricostruit­o l’intera filiera delle rapine: tutte a farmacie e alberghi, capaci di far fruttare ogni volta bottini tra i 300 e 1.200 euro. E proprio perché si erano rivelati fruttuosi, i due imputati avevano pensato di ripetere in sequenza i colpi seguendo gli stessi schemi.

Dagli archivi delle società di taxi, gli inquirenti hanno quindi ridisegnat­o i tragitti e rintraccia­to gli autisti occasional­i, del tutto ignari dell’identità e della profession­e dei clienti. In un’occasione, gli imputati avevano chiesto al tassista di attenderli per qualche minuto e l’uomo ha poi raccontato al magistrato di ricordarsi di quei due, perché erano molto «euforici».

A chiudere il cerchio investigat­ivo alcuni filmati di sorveglian­za che ritraevano i malviventi che, invano, avevano cercato di nascondere il viso dietro un cappuccio e una sciarpa.

Alla fine, tassello dopo tassello, si è arrivati a comporre il fascicolo e quindi al processo di fronte al gup Giovanna Di Maria. La pena più alta è stata inflitta al 46enne (difeso dall’avvocato Sheila Foti), che sconta l’essere recidivo: nell’estate del 2018, assieme alla sua giovane fidanzata, aveva messo a segno ben quattro rapine in cinque giorni, tanto che la coppia di criminali si era guadagnata il soprannome di «Bonnie e Clyde degli alberghi».

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In albergo Un momento dell’assalto al B&B President

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