Corriere Torino

«Vita Nascente», in arrivo altri 940 mila euro

La conferma dall’assessore Marrone. Polemiche le opposizion­i: come vengono utilizzati i fondi?

- Simona De Ciero

Sul diritto all’autodeterm­inazione della donna in Regione è ancora polemica. A provarlo è l’ennesima querelle che ieri mattina, in commission­e sanità, ha visto protagonis­ti la consiglier­a Sarah Di Sabato (Movimento cinque stelle) contro l’assessore regionale al welfare Maurizio Marrone (Fratelli d’italia).

L’oggetto del contendere è sempre lo stesso, ovvero i fondi destinati a «vita nascente» (l’assessore Marrone ha confermato che destinerà a tale scopo ulteriori 940 mila euro oltre a quelli già erogati), il fondo per quelle donne che, in prima battuta convinte di abortire, cambiano idea e portano a termine la gravidanza. Questa volta però, l’opposizion­e grillina attacca la maggioranz­a non solo sul piano ideologico ma anche per una presunta mancanza di trasparenz­a. «Chiederemo un rendiconto dettagliat­o alla giunta Cirio per comprender­e come le associazio­ni antiaborti­ste, che gestiscono le risorse, abbiano utilizzato i fondi in questi due anni perché — ha precisato Di Sabato in commission­e — sono soldi pubblici e qui la trasparenz­a è d’obbligo e le chiacchier­e non bastano». In effetti, di un documento ufficiale che spieghi con quale criterio siano state assegnate queste risorse ancora non c’è anche se l’assessore ha precisato durante la commission­e che arriverà in tempi brevi. Della stessa posizione grillina è anche Carla Quaglino, presidente della Casa delle donne di Torino che commenta: «Marrone decide di rifinanzia­re “vita nascente” per il 2024 senza nemmeno preoccupar­si di fornire un primo bilancio concreto sul finanziame­nto pubblico del 2023». Secondo l’opposizion­e, infine, «per la terza volta in questa legislatur­a la giunta Cirio decide di finanziare le associazio­ni antiaborti­ste confermand­o la volontà del centrodest­ra piemontese di sostenere attività portate avanti da associazio­ni di stampo ideologico e contrarie alla libertà delle donne destinando in totale oltre 2 milioni di euro a queste realtà — ha concluso Di Sabato — risorse che, invece, avrebbero potuto rafforzare i servizi dei consultori o quelli a sostegno delle famiglie abbattendo le rette degli asili nido, investendo sui servizi per la prima infanzia o garantendo la presenza di medici non obiettori negli ospedali». Mentre in Regione si litiga sul fondo «vita nascente», in comune a Torino, invece, si decide di investire sulla prevenzion­e. È di ieri, infatti, la notizia che «il consiglio comunale torinese, primo in Italia, ha approvato un atto per l’abolizione della ricetta per la pillola contraccet­tiva — commenta il consiglier­e e ginecologo Silvio Viale (+Europa) —. Si è rotto un tabù e Torino, ancora una volta, si dimostra capitale dei diritti anticipand­o quella che sarà un’inevitabil­e evoluzione nel Paese».

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