Due giorni di Dad per 600 studenti del liceo Einstein
Due giorni di Dad per 600 studenti rimasti a casa e la denuncia in Questura, per gli eventuali danni provocati. È finita così l’occupazione della sede di via Bologna del liceo Einstein, che ospita l’indirizzo di Scienze umane, sgomberata dagli studenti del collettivo ieri pomeriggio. «Preso atto che nessuno li ha seguiti, hanno saggiamente deciso di lasciar perdere», commenta il preside Marco Chiauzza, che ha disposto la Dad anche per oggi in modo da permettere la pulizia e il ripristino dei locali. «Nessuno si è scandalizzato per il ricorso alla Dad, approvata dal Collegio docenti a novembre e dal Consiglio d’istituto a gennaio per questo tipo di occasioni, anche perché è stata il solo modo per garantire il diritto allo studio di tutti gli altri, non c’erano alternative — prosegue il preside —. L’unico motivo di scandalo è dato dal fatto che un gruppetto di studenti del genere possa tenere in scacco un’intera comunità scolastica». L’occupazione era iniziata venerdì pomeriggio, dopo una settimana di autogestione, e proseguita nel weekend con due serate di musica a ingresso libero. Ma ieri erano rimasti in pochi, appena una ventina di studenti. «Alla fine abbiamo ceduto ai ricatti, i docenti hanno telefonato alle famiglie, in tanti hanno rinunciato perché minacciati di subire provvedimenti disciplinari — ammettono gli occupanti —. Abbiamo fatto una valutazione, questa forma di lotta non si è dimostrata efficace. Ma non ci fermeremo qui, rilanceremo questi temi nelle piazze». Alla base della protesta, le riforme del ministro Valditara e più in generale il modello di scuola che si prospetta per il futuro. «La scuola del merito ci sta ogni giorno più stretta, non staremo al loro gioco, siamo pronti a prendere in mano il nostro futuro», aveva scritto il Kollettivo Einstein sui social nei giorni precedenti l’occupazione. «Una scuola che è sempre meno un luogo di formazione e sempre più una scuola aziendalizzata che ci educa ad essere sfruttati in alternanza, una scuola opprimente senza spazi di confronto e di critica».