La Finanza costruirà per lui lo spazio della memoria
Nei mesi scorsi l’ex partigiano ha visitato con l’anpi la caserma di via Asti dove era stato imprigionato
La costruzione dei nuovi uffici della Guardia di Finanza non cancellerà il progetto di Bruno Segre di trasformare la caserma La Marmora in un luogo dedicato al ricordo della Resistenza. A raccontarlo è l’anpi, con il presidente regionale Nino Boeti che, con l’avvocato scomparso a 105 anni, aveva recentemente partecipato a un sopralluogo in via Asti, su invito delle Fiamme Gialle, proprio per incominciare a immaginare uno «spazio per la memoria» da allestire all’interno del complesso militare destinato a essere ristrutturato.
Segre non ha mai dimenticato i giorni trascorsi dietro quel pesante portone di legno, a pochi passi dalla Gran Madre. Parliamo del 1944 quando il giovane partigiano «Elio» è catturato e portato dai fasciti in quel comando diventato tristemente noto per le terribili violenze. Ieri, la sezione Anpi di San Salvario ha scritto ai capigruppo in Sala Rossa per chiedere di intitolare all’avvocato la palazzina numero 5, dove, ai tempi della sindaca Appendino, si prevedeva la nascita di uno spazio espositivo da allestire in contemporanea con la trasformazione della caserma abbandonata in complesso con uno studentato, residenze di lusso e botteghe chic. «Il sogno di Segre era trasferire lì, per renderlo molto più grande, il Museo della Resistenza», ricorda il presidente dell’associazione dei partigiani. Desiderio cancellato con l’ultimo passaggio di consegne nel polo militare. Il Demanio, ritornato in possesso dell’edificio, lo ha destinato alla Guardia di Finanza. Per trasformarlo nella loro sede servono 20 milioni e un progetto che l’anpi si aspetta consideri la promessa fatta quasi un anno fa quando i responsabili della Fiamme Gialle interpellarono Boeti e Segre per immaginare uno «spazio dedicato alla memoria, ma non un museo perché è impensabile vederlo aperto in una caserma», chiosa il presidente dell’anpi. «Mio nonno ha sempre combattuto, anche quando bisognava salvarla, per mantenere nella caserma la memoria di cosa era successo a lui e ai suoi parenti che lì avevano perso la vita», ha ricordato il nipote alla camera ardente.