«Il Castello di Rivoli sia una meta ricorrente»
Il Castello compie 40 anni e cambia la sua direzione, ora affidata a Francesco Manacorda dopo 8 anni con Christov Bakargiev
«Per rendere sempre più il Castello di Rivoli una “destinazione” frequentata bisogna moltiplicare le motivazioni perché il pubblico decida di venirci. Perché torni più volte nel corso dell’anno. Perché io punto a un pubblico “ricorrente”, che ami e frequenti Rivoli non solo come un museo, ma come uno spazio “pubblico”». Nell’anno in cui il Castello compie 40 anni (era stato inaugurato il 18 dicembre 1984), cambia la sua direzione, ora affidata a Francesco Manacorda dopo 8 anni sotto la guida di Carolyn Christov-bakargiev. Manacorda, nato a Torino nel 1974 e direttore di Artissima nel 2010-12, arriva a Rivoli dopo anni di esperienza internazionale: prima alla direzione della Tate Liverpool (2012-17), poi dello spazio Ges 2 della V-A-C Foundation di Mosca (2017-22).
Qual è la sua idea per il Castello di Rivoli?
«Inizio con un concetto per me importante: “incastonare” l’arte nella società civile, rendendola visibile, rilevante e significativa, ma anche un’esperienza intellettuale ed emotiva per il pubblico. Voglio un museo capace di amplificare la voce degli artisti che affrontano i temi più urgenti, ma anche far dialogare civiltà lontane e arricchire il patrimonio della comunità. L’arte fornisce la capacità di guardare il mondo in modo diverso, e il museo ha l’obbligo di mettere il pubblico nelle condizioni di compiere questo processo di comprensione».
Con quali modalità? «Intendo lavorare su velocità varie: in primis la collezione, che è forte, tutta da valorizzare e far conoscere sempre di più, e che può essere un confronto e uno stimolo straordinario per gli artisti di oggi. E poi i giovani, l’arte attuale. Mi piace l’idea di mostre “tango”, che propongano un dialogo tra artisti famosi e figure meno note. A Liverpool per la mia prima mostra ha affiancato un protagonista assoluto come Mondrian a Nasreen Mohamedi, artista meno conosciuta. Ho diverse idee ma voglio prima condividerle con il mio team».
Nel dettaglio, che cosa prevede per il 2024?
«Si comincia in aprile con una mostra monografica di Rossella Biscotti, artista tra le più affermate nel panorama internazionale. Non ha mai avuto una monografica in un’istituzione italiana, e siamo molto contenti di confermare Rivoli come istituzione capace di “anticipare”. Insieme, una mostra di Paolo Pellion di Persano, grande ritrattista dagli anni 60, molto legato al Castello. In maggio, per il Festival della Fotografia, lanciamo il progetto «Espanded» condiviso con Gam, Ogr e Fondazione Arte Moderna e Contemporanea Crt. Poi Gabriel Orozco con «Shade between rings of hair» (settembre-marzo 2025), con una sua opera monumentale commissionata per la Biennale di Venezia del 2003 e donata al Castello. È anche il segnale dell’amore e della fiducia che grandi artisti internazionali rivolgono a Rivoli».
Curerà direttamente qualche mostra?
«La mia prima curatela sarà per Mutual Aid. Arte in collaborazione con la natura (novembre-marzo 2025), in cui coinvolgo artisti che sin dagli anni 60 hanno lavorato sulla questione ecologica e sul nostro rapporto con l’ambiente, a cominciare da Giuseppe Penone. La mostra invita a riconsiderare la falsa divisione tra natura e cultura, coinvolgendo anche scienziati, biologi, designer e architetti».
Che cosa porta a Torino dalla sua esperienza internazionale?
«La cosa più importante è il network che mi sono creato nel corso degli anni: artisti, collezionisti, colleghi di musei. Un capitale umano, frutto di relazioni e delle conversazioni intessute negli anni soprattutto in Gran Bretagna, ma anche in Russia, sulla base di valori e interessi condivisi». Come ritrova la città oggi? «Intanto vedo diversi colleghi che rientrano dopo anni di esperienze lontani da Torino e dall’italia, come Chiara Bertola, Luigi Fassi e Davide Quadrio. È un aspetto molto stimolante della Torino attuale. Se tutti noi portiamo le nostre esperienze, di reti e di relazioni, Torino può dare un grande contributo al sistema dell’arte italiano e internazionale».
Punto a un pubblico “ricorrente”, che ami e frequenti Rivoli non solo come un museo, ma come uno spazio “pubblico” Perché torni più volte nel corso dell’anno