A 16 anni tenta il suicidio dopo le molestie dello zio
● Era il 2021 quando una 16enne ha provato a togliersi la vita
● Quel gesto ha permesso di far venire alla luce una vicenda di abusi
● Lo zio è accusato di violenze anche sulle sorelle
Per mesi ha nascosto il proprio disagio. E in silenzio ha lasciato che tutti pensassero che le sue crisi fossero dovute alla separazione dei genitori. Poi un giorno non ha più retto. Era il maggio 2021 e aveva 16 anni quando ha provato a togliersi la vita: per vergogna, paura, senso di umiliazione. L’hanno salvata, ma quel gesto così forte e devastante ha aperto un vortice di ricordi e di emozioni che piano piano l’hanno spinta a raccontare.
A raccontare di quello zio che a volte era ospite a casa sua e che si sdraiava accanto a lei nel cuore della notte quando tutti dormivano. Pagine di sofferenza che ha condiviso prima con le educatrici e la psicologa della comunità in cui è stata ospitata dopo il tentato suicidio e poi con le due sorelle maggiori. Scoprendo, in un pranzo di famiglia, che non era sola. Che anche loro, quando erano bambine, avevano subito le stesse molestie dallo zio. Un pianto liberatorio ha chiuso quel momento di confronto, lasciando che per loro si aprisse un nuovo capitolo della loro vita, quello che le ha spinte a denunciare.
E ora il procuratore aggiunto Cesare Parodi, al termine della sua requisitoria, ha chiesto per lo zio (un tunisino di 46 anni) una condanna a 10 anni carcere. «Le vittime non mentono, non hanno motivo di farlo — ha sottolineato il magistrato —. Per molti anni hanno taciuto, ma hanno anche spiegato il perché: avevano paura che il padre facesse qualcosa di irreparabile». L’imputato — difeso dagli avvocati Roberto Doriguzzi Breatta e Marco Moda — ha respinto gli abusi, accusando le nipoti di aver orchestrato una vendetta contro di lui a causa di alcuni dissidi familiari. «Nessuno si è messo a tavolino per dire “come incastriamo lo zio”», ha insistito Parodi. E a sottolineare la sofferenza delle vittime e il senso di colpa della maggiore delle sorelle sono stati gli avvocati di parte civile Luciano Paciello, Pinuccia Cassatella ed Enrica Zola: «La più grande si rimprovera di non aver denunciato e non aver impedito che le sorelline vivessero anni dopo, una dopo l’altra, le violenze che aveva vissuto lei. C’è sofferenza nei loro racconti, che sono spontanei e attendibili». Il verdetto è previsto il primo marzo.
L'imputato ha accusato le nipoti di aver orchestrato una vendetta contro di lui