Le Gallerie (d’italia) fotografiche di Sanremo
Il Festival di Sanremo? Non esisterebbe senza Torino. Senza, per la precisione, la Rai di Torino. È qui che cominciò, nel 1951, il bailamme che ha portato a mettere in piedi la più importante cerimonia della musica e della televisione italiana.
Inaugura oggi, fino al 12 maggio, alle Gallerie d’italia, la mostra curata da Aldo Grasso dal titolo (echeggiante Gigliola Cinquetti) «Non ha l’età. Il Festival di Sanremo dal 1951 al 1976».
La sede di Piazza San Carlo è il fulcro fotografico dell’operazione Gallerie d’italia e la mostra si inserisce nell’ambito delle iniziative di valorizzazione dell’archivio Publifoto, da oltre 7 milioni di fotografie. «La mostra è un omaggio al Festival ed è anche una preziosa testimonianza della partecipazione della Banca ai momenti identitari del Paese», sottolinea Michele Coppola, Executive Director Arte Cultura e Beni Storici Intesa Sanpaolo.
Media partner è la Rai che, rappresentata da Guido Rossi, Responsabile del Centro di Produzione TV di Torino, si dichiara molto soddisfatta, a pochi giorni dall’inizio del Festival, di riconoscersi centrale in questo progetto.
L’esposizione è una vera e propria chicca, un’immersione tanto affascinante quanto tenera, in un mondo in bianco e nero che incarna il talento e l’immensità di grandissimi interpreti (Mina, giovanissima, seduta in platea, lontana ancora dal trucco ipertrofico e dalla sua dimensione di dea, è quasi commovente) che paiono cristallizzati quel secondo prima che il successo li trascinasse lontano. Molto lontano.
Scatti iconici, come il Celentano di spalle al pubblico, «quello era un momento in cui gli “urlatori” erano considerati poco meno che dei delinquenti» racconta Grasso, il ciuffo perfetto di Little Tony, le prove, il trucco e il parrucco, Nada, i Ricchi e Poveri nel 73 e mille altri. Ciò che pervade la scelta delle fotografie è il senso del back stage, dell’intimo. Siamo stati semplici prima che Pippo Baudo desse a Sanremo il claim che mai aveva immaginato, «perché Sanremo è Sanremo», un’identità cerimoniale. Un senso del Paese. Una sfumatura azzurrina, che è il colore scelto per la mostra, «chi non è giovanissimo — spiega il curatore — ricorderà certe sere d’estate con le finestre aperte e il suono dei programmi televisivi che uscivano dalle case. E, da lì, si emanava una luce azzurrognola che non si capisce come potesse essere creata dal bianco e nero…».
Imperdibile il pulsante rosso (stile Mike) del Cinebox che riproduce(va) filmati con Sanremo d’epoca.