Top Girls, le donne e il potere vestito da uomo
Top Girls — al Gobetti dal 6 all’11 febbraio — è uno spettacolo scritto dalla drammaturga britannica Caryl Churchill ed è datato 1982. Dagli anni 80 a oggi molto è cambiato. Molte cose sono anche incredibilmente peggiorate. Una però non è mutata ed è l’enorme difficoltà in cui versano le donne quando sono praticamente obbligate a scegliere tra lavoro e maternità. Sono stati spesi fiumi di parole e ancora più fiumi di promesse, tant’è. È così. Siamo ancora nella preistoria. Con la traduzione di Maggie Rose, Monica Nappo firma la regia di quest’opera che vede in scena, oltre a lei medesima, Sara Putignano, Corinna Andreutti, Valentina Banci, Cristina Cattellani, Laura Cleri, Paola De Crescenzo, Martina De Santis, Simona De Sarno. Nappo — che ha lavorato con Carlo Cecchi, Mario Martone, Toni Servillo — si occupa, anche come traduttrice, di drammaturgia britannica contemporanea da più di 30 anni, oltre ad avere vissuto in Inghilterra 13 anni e aver sposato un inglese, «Churchill per me rappresenta un punto di riferimento. Non è un caso che sia prodotto da Fondazione Teatro Due che è una delle poche realtà italiane dirette da una donna, Paola Donati. Si dice che nominare il patriarcato sia esagerato. Non lo penso affatto. Ritengo che combattere il patriarcato passi anche dal decidere di cosa parlare». L’affinità elettiva con l’inghilterra non è finita, soprattutto da un punto di vista intellettuale, ma la Brexit ha messo fine alla convivenza: «Non è più il luogo dove avevo deciso di abitare». Un tuffo, nuovamente, nel mare magnum italiano ha posto la regista a confrontarsi con un gap culturale che sembrerebbe quasi insanabile, «oggi come oggi — influisce anche la questione religiosa, il protestantesimo non è il cattolicesimo, le donne celebrano la messa — non credo che una Thatcher verrebbe rieletta. La nostra premier è Il Presidente del Consiglio».
Il tema della pièce è la relazione tra donne e potere, che continua ad avere vesti maschili, «l’inghilterra non ha questo problema, basti pensare alla figura della Regina Vittoria, alle suffragette. Di loro, per esempio, in Italia non v’è memoria. Ha a che fare con una questione anche legata al subconscio, nel nostro immaginario collettivo la donna è ancora la Madonna. Non so, forse è vero che si stanno muovendo delle sensibilità anche da parte maschile. Non è abbastanza. Chiediamoci invece: che posto hanno le donne nelle stanze del potere? Non mi sembra che dentro ce ne siano molte».