Corriere Torino

Gli studi e le ricerche di Alberto Guaraldo tra i massimi esperti della cultura Maya

- di Gianluca Sartori

Èstato un malore improvviso a portare via all’età di 79 anni Alberto Guaraldo, già professore di Antropolog­ia Culturale e di Etnologia delle Americhe all’università di Torino. La sua profonda conoscenza in questa materia è maturata a seguito delle sue esperienze di vita e il professore l’ha sempre messa a disposizio­ne dei suoi studenti. Aveva insegnato anche a Savigliano, partecipan­do alla ripresa degli studi universita­ri nella città del Cuneese.

Torinese d’origine, dopo essersi laureato Alberto iniziò subito a viaggiare in giro per il mondo, un po’ per passione e un po’ per l’obiettivo di approfondi­re le ricerche su culture diverse a quella cui era abituato. Così dopo gli studi partì per Varsavia e poi si recò a Berlino. Ma il passo più importante della sua vita è stato il trasferime­nto a Città del Messico e poi a Veracruz, dove si è impegnato a fondo nello studio delle antiche civiltà del Centro America, in special modo quella dei Maya. Qui ha iniziato a insegnare e ha trovato la compagna della sua vita, Maria Rosaria, con cui ha avuto i due figli Emiliano e Stefano.

Tornato a Torino, dopo una breve esperienza nel settore pubblico come addetto stampa della provincia, ha realizzato il suo sogno, ottenendo la cattedra di Antropolog­ia Culturale e di Etnologia delle Americhe presso l’università di Torino. E con il passare degli anni è diventato un punto di riferiment­o a livello nazionale per gli studi che si occupavano di Mesoameric­a, contribuen­do alla pubblicazi­one di libri e saggi specialist­ici.

In seguito, c’è stato il trasferime­nto a Savigliano con la famiglia: qui è stato tra i docenti che contribuir­ono all’avviamento del polo dell’università inaugurato nel 2008, insegnando Scienze dell’educazione. Di carattere mite, Alberto era aperto a tutti i pensieri, molto curioso e sempre confidenzi­ale, mai sopra le righe e sempre propenso a moderare i toni. Negli ultimi anni aveva scelto di tornare a Torino ma non ha mai lasciato completame­nte Savigliano, un luogo che aveva imparato a chiamare casa.

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