Un ambulatorio della fragilità contro le patologie croniche
All’amedeo di Savoia la struttura che previene l’insorgenza di disabilità ed evita ricoveri impropri
I numeri
Con questo nuovo progetto nel 2023 sono stati visitati quasi 400 pazienti
Lo scorso maggio l’ospedale Amedeo di Savoia ha inaugurato l’ambulatorio della fragilità, una struttura che ha il compito di rintracciare ed evidenziare i problemi dei soggetti fragili e affetti da molteplici patologie croniche, e prevenire accessi inutili in pronto soccorso.
Con questo progetto, infatti, nel 2023 sono stati visitati quasi 400 pazienti e le valutazioni effettuate hanno permesso di evitare ricoveri impropri, di ridurre l’istituzionalizzazione di pazienti malati cronici, di prevenire l’insorgenza di disabilità. E l’ambulatorio fornisce al paziente e al care-giver anche il supporto necessario per gestiplessità re situazioni complesse e instabili (funzionali, cognitive e comportamentali), rispondendo al bisogno di sostegno e al rischio di abbandono e solitudine in cui spesso il soggetto anziano finisce per trovarsi. «La gestione dei soggetti anziani fragili è particolarmente complessa per la coesistenza di comorbilità, polifarmacoterapia, declino funzionale e problematiche sociali, che richiedono un approccio specialistico geriatrico basato sulla valutazione multidimensionale finalizzata alla cura della persona e non della singola malattia: un metodo che si basa su un’attenta valutazione del profilo funzionale e della comclinica del paziente, con particolare riguardo al grado di autosufficienza cognitiva e motoria — spiega la direttrice sanitaria della struttura, Antonella Carcieri —. La specificità dell’ambulatorio della fragilità, unico nell’ambito della città di Torino, si differenzia da altri centri perché si colloca nell’ambito del servizio di cure ospedale-territorio, svolge un’attività mirata all’identificazione e al trattamento di segni e sintomi sia funzionali che cognitivo-comportamentali riconducibili a patologie e sindromi specifiche geriatriche che, se non tempestivamente e adeguatamente trattate, conducono alla progressiva perdita dell’autonomia e alla necessità di assistenza continuativa o addirittura all’ospedalizzazione». Fornire un’assistenza territoriale adeguata e personalizzata, evitando che nei pronto soccorso si riversino non solo i malati, ma i più fragili e soli, sembra possibile, dunque.