Corriere Torino

Vent’anni senza Nuto Revelli dalla guerra a «L’anello forte»

Gli eventi per ricordare il partigiano che diede voce ai contadini Dall’istituto Bonelli di Cuneo, dove lui studiò, al Polo del ‘900

- Paolo Morelli

«Il fatto di essersene andato nel 2004 è un sollievo: non ha visto cosa è successo a questo Paese nei vent’anni successivi, in cui è stato dissipato quello per cui lui e quelli come lui avevano lottato». Parole amare, quelle di Marco Revelli, storico, sociologo e figlio di Nuto Revelli, del quale ieri sono caduti i vent’anni dalla scomparsa.

Scrittore, impegnato nel racconto delle vallate cuneesi e nella denuncia delle condizioni di vita dei contadini, Nuto Revelli fu prima un ufficiale dell’esercito, ma quando visse sulla propria pelle l’inganno di certi ideali, diventò partigiano. «La sua parabola di vita ha molto effetto sui giovani – racconta Beatrice Verri, direttrice della Fondazione Nuto Revelli – e pensiamo anche alla sincerità della sua lectio, che ebbe il coraggio di intitolare Sull’ignoranza quando gli fu conferita la laurea honoris causa (dall’università di Torino nel 1999, in Scienze dell’educazione, ndr). Nella mostra che abbiamo creato nel 2019, emerge il racconto della sua gioventù, l’ingenuità e l’ignoranza con cui aveva affrontato la retorica del regime fino al duro e doloroso impatto con la guerra, un messaggio credibile, di una persona che ha fatto una scelta diversa con estrema difficoltà».

Quella mostra, Ricordati di non dimenticar­e, sarà donata all’istituto Bonelli di Cuneo, dove Nuto Revelli ha studiato, ma una versione più leggera (su roll up anziché su pannelli di legno) sarà esposta al Polo del ‘900 nella tarda primavera e in versione francese anche a Lione e Grenoble. «Il titolo della mostra è una sua frase –

prosegue Marco Revelli – che aveva ripetuto ossessivam­ente nel gennaio del 1943, appena uscito dalla ritirata di Russia. Quel che restava di quella sciagurata spedizione, passò tra i tedeschi che fotografav­ano ridendo e le donne russe che piangevano per pietà. Che non cada nell’oblio quella tragedia e che non ci si dimentichi dei colpevoli, che rappresent­avano la patria, il duce, il re. Lì nacque un altro Nuto Revelli, partigiano, cultore della memoria, della pace e del mondo contadino».

Quello che raccontò in maniera eccezional­e grazie a un grande lavoro con la popolazion­e del Basso Piemonte, nel Cuneese in particolar­e, all’epoca fra le più povere della regione. Si ricordano in particolar­e le opere Il mondo dei vinti e L’anello forte, nate da centinaia di interviste. «Lui aveva colto i segni molto visibili dell’abbandono — ag

giunge Marco Revelli — del mondo contadino e delle montagne. Il boom economico della pianura aveva prodotto lo spopolamen­to delle alte e medie vallate. A macchia di leopardo si vedevano punti di sviluppo».

Quelli che poi, decenni dopo, hanno portato alla rinascita delle Langhe, oggi con Roero e Monferrato patrimonio Unesco e fra le aree più forti del Piemonte dal punto di vista economico. «Sono patrimonio Unesco — precisa Revelli — non per i bilanci, ma per la bellezza di quel paesaggio, prodotto dal lavoro dei poveri. Lo dobbiamo a generazion­i di contadini che si sono spaccati la schiena. Le comunità che abitavano le terre alte, però, sono perse. Su questo mio padre era critico per l’eccessiva arrendevol­ezza di chi subiva le scelte altrui. Alcune aree continuano a portarsi dietro spopolamen­to e

abbandono».

Ma dal lavoro di Nuto nascono progetti educativi. «Con L’anello forte – racconta Beatrice Verri – la Fondazione Nuto Revelli lavora sui temi di genere anche per le giovani donne. Abbiamo fatto scuola di attivazion­e del pensiero politico, perché Nuto ha restituito l’enorme potere di uno spaccato di universi femminili. Con le scuole lavoriamo su Paraloup (borgata di Rittana, Cn, dove Revelli fu partigiano per Giustizia e Libertà, oggi un centro culturale, ndr) perché è memoria di quei 200 giovani che hanno cambiato il sistema».

A ricordare Nuto sarà anche il Polo del ‘900, il 21 febbraio, con l’incontro Nuto Revelli, Paraloup e la Resistenza dei poveri, ma si terrà un altro evento il 6 marzo al Comune di Cuneo.

 ?? ?? Ufficiale e partigiano Nuto Revelli, cuneese classe 1919, lasciò l’esercito per unirsi alla Resistenza
Ufficiale e partigiano Nuto Revelli, cuneese classe 1919, lasciò l’esercito per unirsi alla Resistenza

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