Paolo Oricco: «Loretta Strong è un’eroina beckettiana»
Èpiena di topi l’astronave (Daniela Dal Pin per questa scenografia andò in lizza per il Premio Ubu) in cui Loretta Strong sfodera tutta la sua giocosa e ridondante attitudine all’eccesso. L’opera teatrale sarà oggi, domani e giovedì al Teatro Marcidofilm! di corso Brescia 4 bis. La prima volta che i Marcido Marcidorjs e Famosa Mimosa portarono in scena questa pièce di Copi con la regia (allora come oggi) di Marco Isidori, era il 2011. Ed era anche la prima volta che il «maestro», come lo definisce il protagonista, decideva di dare la grande chance a Paolo Oricco che (oggi come allora) è l’interprete principale. L’eccesso è un tratto caratteristico sia di Copi che della compagnia teatrale che l’anno prossimo, nella stagione 24/25, compirà quarant’anni. Eccesso che si estrapola poi in tutto, nella visione, nel corpo, nei suoni,
«Loretta — racconta Oricco — rientra nei personaggi dell’assurdo. È un’eroina beckettiana in cui si avverano il quotidiano e la solitudine, ma non immaginiamoci una cifra drammatica, la lente è grottesca». E per fortuna, vista la presenza del topo che è l’animale feticcio di Copi che lo ritrae (era anche un grande disegnatore) pure nelle sue tavole. «L’unico contatto di Loretta con l’esterno, e siamo negli anni 70, è il telefono. Quanta lungimiranza nel testo». Il tema del repertorio è fondante nella politica dei Marcido, «il rimettere in scena gli spettacoli è parte della nostra poetica, la compagnia crede fortemente nel repertorio. È abituale per noi andare a riprendere dei progetti perché siamo assolutamente convinti che il nostro teatro non abbia età e, anzi, che ciò che riproponiamo acquisti in forza e attualità. Riportandoli in scena, più che attuali diventano contemporanei. Ogni spettacolo per noi rappresenta una tappa della nostra identità teatrale».
Il ritmo è incalzante anche a livello fisico, quella dell’interprete è innanzitutto una performance corporea oltre che inevitabilmente vocale, «è tutto un grande gioco. Quello del bambino che, come diceva Carmelo Bene, gioca, non scherza. E Loretta è una creatura fanciullesca che partorisce pipistrelli d’oro e viaggia attraverso una fantasia sfrenatissima in cui scardina ogni certezza».
Una chiave di lettura del testo è certamente quella del genere, del queer e della messa in discussione sia artistica che individuale. Loretta dal 2011 un po’ è diversa, «ho chiesto di cambiare completamente il trucco perché, con me, anche lei è cresciuta. Ci abbiamo lavorato molto in questi giorni. Oggi è tutta d’oro».
❠ Loretta è anche una creatura fanciullesca, partorisce pipistrelli d’oro e viaggia attraverso una fantasia sfrenatissima in cui scardina ogni certezza