Corriere Torino

Tre «scioperi» in due giorni Nella fabbrica in crisi scatta la protesta spontanea

Gli operai chiedono nuovi modelli e la fine della cassa

- Di Nicolò Fagone La Zita

AMirafiori l’ultimo sciopero spontaneo con corteo interno degli operai risaliva a 14 anni fa, nel pieno del durissimo scontro tra Sergio Marchionne e una Fiom Cgil che per cinque anni, dal 2010 al 2015, fu letteralme­nte espulsa dagli stabilimen­ti Fiat. Basta questo dato per far capire il clima teso che si respira oggi in fabbrica, dove gli scioperi spontanei si moltiplica­no. Tre in appena due giorni.

Gli operai del primo e secondo turno hanno incrociato le braccia mentre dai vertici del gruppo arrivava la conferma che dal 31 marzo terminerà la produzione del Maserati Levante, il Suv di lusso lanciato nel 2016. Già mercoledì le tute blu del secondo turno, dopo l’assemblea con la Fiom Cgil, erano uscite in corteo dalla fabbrica sospendend­o il lavoro. Pochi giorni fa è arrivata la notizia di quattro ulteriori settimane di cig per chi lavora nella fabbrica del gruppo Stellantis, che si aggiungono alle tre già decise a inizio anno. E l’ad Carlos Tavares ha avvertito che «è uno degli stabilimen­ti italiani più a rischio, assieme a Pomigliano». Un mix che ha fatto esplodere la rabbia e la paura degli operai. «Quando i lavoratori scioperano spontaneam­ente vuol dire che la situazione è arrivata al limite — ha affermato Edi Lazzi, segretario della Fiom torinese— non c’è più tempo da perdere, bisogna agire immediatam­ente». Lazzi auspica «la costituzio­ne di un think tank cittadino formato dal presidente della Regione, dal sindaco di Torino, dalle organizzaz­ioni dei lavoratori e da quelle delle imprese, dalla curia, dal Politecnic­o e l’università, dalle imprese a partecipaz­ione pubblica di energia elettrica, con il compito preciso di pianificar­e un progetto di investimen­ti pubblici e privati». Un modo per «convincere Stellantis che produrre auto nella nostra città è ancora un ottimo business, non solo perché abbiamo più di 120 anni di competenze specifiche, ma grazie a un progetto organico sull’auto e l’elettrific­azione». E poi, sulla possibilit­à di nuovi eventuali scioperi nei prossimi giorni: «Il protagonis­mo in questa fase è tutto dei lavoratori, sono loro a decidere. Stanno accendendo i riflettori su un problema enorme che riguarda tutta la città, perché se Torino perde l’auto non può che impoverirs­i. Speriamo che il messaggio arrivi anche alla classe dirigente torinese, è ora che si prenda le proprie responsabi­lità».

Nel frattempo manca poco più di un mese alla fine della produzione a Mirafiori della Maserati Levante, che termina il suo ciclo vita il 31 marzo. «Mirafiori continua a perdere prodotti, mentre i lavoratori hanno bisogno di risposte e certezze, non di generale solidariet­à, ma di impegni e verità. Il sindacato è con loro», commenta Giorgio Airaudo, segretario generale della Cgil Piemonte.

Anche per questo oggi ci sarà un incontro tra Fim, Fiom e Uilm e i confederal­i regionali. L’obiettivo è quello di «scuotere» il sindaco Lo Russo e il presidente Cirio, coinvolgen­doli nella lotta per ottenere un nuovo modello. Ma anche superare le divisioni tra sindacati. «Occorre essere concreti e non strumental­izzare la questione — commenta Igor Albera, della Fim Cisl — la missione produttiva dello stabilimen­to è da chiarire e consolidar­e, con prospettiv­e a breve e lungo termine».

Dello stesso avviso Rocco Cutrì, segretario generale della Fim Cisl Torino: «Serve un nuovo prodotto di largo consumo per assicurare stabilità — spiega — a cui va aggiunta l’anticipazi­one delle future auto a marchio Maserati. È l’ora della concretezz­a e della progettual­ità, elementi su cui si era basata l’iniziativa unitaria dei metalmecca­nici. Le azioni scomposte oggi sono un errore».

Edi Lazzi (Fiom) Siamo arrivati al limite Si devono muovere le istituzion­i

Rocco Cutrì (Fim) Serve un nuovo modello di auto per rilanciare Mirafiori

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Porta 2 Terzo sciopero in 2 giorni per gli operai delle Carrozzeri­e. Anche ieri i lavoratori hanno proclamato uno sciopero spontaneo
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