Limite dei 30 km/h per città più sicure e anche sostenibili
Nelle ultime due settimane si è parlato a più riprese dell’introduzione a Bologna del limite dei 30km/h sulle principali strade cittadine, delibera fortemente criticata dal governo e soprattutto dall’attuale ministro per le infrastrutture e i trasporti, Matteo Salvini. Una misura di questo tipo risulta essere chiave non solo per ridurre gli incidenti in città, ma anche per rovesciare il nostro rapporto con lo spazio urbano.
Una città più sostenibile e sicura necessita di un ripensamento su come vengono utilizzati i suoi spazi. Le città che oggi attraversiamo sono auto-centriche, pensate per dare priorità assoluta al transito veicolare, contribuendo ad alimentare un uso sicuramente non democratico delle strade e una visione gerarchica che pone all’apice della piramide gli automobilisti, a cui sembra essere concesso tutto. Così ai pedoni, ai ciclisti e al trasporto pubblico locale viene dedicata scarsa attenzione.
Le critiche governative si sono focalizzate su come un’introduzione del suddetto limite possa comportare un rallentamento della velocità media in città, ma vale la pena evidenziare come secondo l’osservatorio Unipolsai sulle abitudini al volante la velocità in città sia già oggi inferiore ai 30km/h (29.4km/h). Inoltre, dal ministero delle infrastrutture e dei trasporti è stata diramata una direttiva atta a limitare la possibile estensione delle aree 30km/h, il tutto motivato dalla presunta «illusorietà di maggiore sicurezza» derivante dalla riduzione del limite di velocità e dalla «tutela delle primarie esigenze della collettività». Varrebbe la pena chiedere al Ministro Salvini perché la tutela delle esigenze della collettività coincida con il mantenimento degli attuali livelli di limite di velocità in città e non con un serio piano di riduzione del numero degli incidenti stradali. Una concezione di questo tipo ci dimostra la volontà di lasciare tutto invariato e ancora una volta è possibile rilevare un uso strumentale delle direttive ministeriali, attraverso motivazioni lacunose e non confermate dai dati. Come Fridays For Future crediamo che l’introduzione di nuovi limiti possa far parte di una strategia più ampia di democratizzazione degli spazi che abitiamo.
L’osservazione
L’introduzione di nuovi limiti fa parte di una strategia ampia di democratizzazione degli spazi che abitiamo