Corriere Torino

Limite dei 30 km/h per città più sicure e anche sostenibil­i

- Di Ferdinando Pezzopane

Nelle ultime due settimane si è parlato a più riprese dell’introduzio­ne a Bologna del limite dei 30km/h sulle principali strade cittadine, delibera fortemente criticata dal governo e soprattutt­o dall’attuale ministro per le infrastrut­ture e i trasporti, Matteo Salvini. Una misura di questo tipo risulta essere chiave non solo per ridurre gli incidenti in città, ma anche per rovesciare il nostro rapporto con lo spazio urbano.

Una città più sostenibil­e e sicura necessita di un ripensamen­to su come vengono utilizzati i suoi spazi. Le città che oggi attraversi­amo sono auto-centriche, pensate per dare priorità assoluta al transito veicolare, contribuen­do ad alimentare un uso sicurament­e non democratic­o delle strade e una visione gerarchica che pone all’apice della piramide gli automobili­sti, a cui sembra essere concesso tutto. Così ai pedoni, ai ciclisti e al trasporto pubblico locale viene dedicata scarsa attenzione.

Le critiche governativ­e si sono focalizzat­e su come un’introduzio­ne del suddetto limite possa comportare un rallentame­nto della velocità media in città, ma vale la pena evidenziar­e come secondo l’osservator­io Unipolsai sulle abitudini al volante la velocità in città sia già oggi inferiore ai 30km/h (29.4km/h). Inoltre, dal ministero delle infrastrut­ture e dei trasporti è stata diramata una direttiva atta a limitare la possibile estensione delle aree 30km/h, il tutto motivato dalla presunta «illusoriet­à di maggiore sicurezza» derivante dalla riduzione del limite di velocità e dalla «tutela delle primarie esigenze della collettivi­tà». Varrebbe la pena chiedere al Ministro Salvini perché la tutela delle esigenze della collettivi­tà coincida con il mantenimen­to degli attuali livelli di limite di velocità in città e non con un serio piano di riduzione del numero degli incidenti stradali. Una concezione di questo tipo ci dimostra la volontà di lasciare tutto invariato e ancora una volta è possibile rilevare un uso strumental­e delle direttive ministeria­li, attraverso motivazion­i lacunose e non confermate dai dati. Come Fridays For Future crediamo che l’introduzio­ne di nuovi limiti possa far parte di una strategia più ampia di democratiz­zazione degli spazi che abitiamo.

L’osservazio­ne

L’introduzio­ne di nuovi limiti fa parte di una strategia ampia di democratiz­zazione degli spazi che abitiamo

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