«Quel gran genio del mio Freak Diamogli il successo che merita»
Johnson Righeira, domani sera all’hiroshima, è tra i protagonisti dell’omaggio al frontman degli Skiantos a dieci anni dalla morte
«Ho guardato un po’ la prima serata e non mi sono dispiaciuti i The Kolors, che hanno un target un po’ “righeiriano”, ma qui siamo tutti presi dal Carnevale». Dal suo buen retiro di Agliè, nel mezzo di un sabato carico di pioggia («finalmente!»), Johnson Righeira non sembra in preda alla febbre del Festival di Sanremo. Le arance di Ivrea suonano più seducenti e poi c’è da pensare all’amico Roberto «Freak» Antoni, indimenticabile frontman degli Skiantos, a cui domani — a dieci anni dalla scomparsa — sarà dedicato l’omaggio «Largo all’avanguardia» a Hiroshima Mon Amour. Una serata di racconti e performance in cui, assieme a tanti altri artisti torinesi che hanno conosciuto e collaborato con Freak (il poeta Guido Catalano, i musicisti Tommy De Chirico, Daniele Lucca e Paolo Rigotto, i registi Paolo Campana e Luca Pastore, DJ Charlie), Johnson condividerà i suoi ricordi. Che sono parecchi, a cominciare dal primo singolo del 1980 inciso proprio con gli Skiantos.
«Facevo una fanzine punk e avevo contattato alcuni personaggi della scena, tra cui loro. Bologna era un vulcano, una sorta di pre-seattle che attraverso il Dams sfornava talenti in ogni direzione. Con gli Skiantos registrai quattro brani, tra cui i due che formarono il mio primo singolo: Bianca Surf e Photoni».
In cui Freak non c’è.
«In quelle due canzoni, no. Ma nel 2006 il produttore Oderso Rubini decise di recuperare e pubblicare anche le altre, tra cui una Bianca Surf Punk in cui canto assieme a lui».
Altri aneddoti d’epoca?
«Il loro primo concerto a Torino, al Cinema Zenit di via Gottardo. Nel pomeriggio vennero tutti da me, in Barriema ra. Quando mia madre tornò a casa, se la ritrovò invasa dagli Skiantos che avevano già attaccato la riserva di bottiglioni di vino di mio padre. Prima del live, con alcuni amici passai dal mercato di piazza Foroni a raccogliere le cassette della verdura avanzata. Con loro era la regola: a ogni concerto, tra band e pubblico, ci si tirava ortaggi».
Pochi anni dopo si rovesciò tutto e — dopo il boom di Vamos a la playa — gli Skiantos furono spinti a imitare i Righeira con l’album Ti spalmo la crema.
«Persino con la produzione dei fratelli La Bionda. Il brano Ti spalmo la crema è carino, non fu un’operazione riuscita. Suonavano troppo perfettini, troppo poco Skiantos».
Siete poi rimasti in contatto?
«Episodico, ma regolare. Sono andato a vedere Freak ai Murazzi, in corso Valdocco, abbiamo partecipato come Righeira al venticinquennale della band alla Festa dell’unità di Bologna. Per me Freak è come i Krisma: grandi geni che non hanno avuto le soddisfazioni che meritavano, né in vita né dopo la morte».
Come mai?
«Per rispondere con una delle sue fantastiche frasi, perché “non c’è gusto in Italia a essere intelligenti”. All’epoca o eri impegnato o venivi considerato un cazzone, e noi, gli Skiantos e i Krisma non eravamo certo il simbolo dell’impegno. Se poi eri troppo avanti, rischiavi di non venire compreso. Vale per Freak, per i Krisma e in parte credo anche per i Righeira: il significato del testo di Vamos a la playa — non una robetta leggera tipo “ho visto lui, che bacia lei, che bacia me”, ma una storia postatomica alla The Day After — è stato compreso solo anni dopo. E L’estate sta finendo ci ha messo un po’ a passare da tormentone estivo a bella canzone italiana. Solo che noi abbiamo avuto culo e trovato un certo successo, Freak no».
Nel 2019 ha registrato con ipesci una cover di Mi piacciono le sbarbine, una delle canzoni-simbolo degli Skiantos.
«È stato un omaggio e il tentativo di rendergli un po’ di giustizia. Secondo Dandy Bestia, chitarrista degli Skiantos, è persino meglio dell’originale ma non è che abbia poi avuto un gran successo. Con Dandy siamo diventati molto amici. Adesso stiamo pensando di mettere su un supergruppo over 60, assieme ai Datura. Abbiamo già il nome: Fernet Underground».