Corriere Torino

Sorella, il sindacalis­ta della Fiom diventato il biografo della Altissimo e del suo incendio

- di Paolo Coccorese

Un grande fabbrica nata da una boita in una Torino d’antan. Legata a doppio nodo con la vita di un capitano d’industria incapace di assicurare la succession­e. Consegnand­o l’azienda ai concorrent­i stranieri che, pur promettend­o investimen­ti per il rilancio, la smantellan­o lentamente condannand­ola alla chiusura. Sono evidenti i punti in comune tra la storia della Altissimo, per anni uno dei più importanti nomi dell’indotto auto specializz­ato in fanaleria, e quella di Stellantis, dove fa discutere l’incubo della serrata di Mirafiori. Come si evince da La fabbrica brucia, il libro di Antonio Sorella, inossidabi­le delegato Fiom autore di una biografia che si trasforma in quella della azienda dove ha lavorato dal 1985 al 2012. Un racconto che parte, come tanti in quella città operaia, dal Meridione degli anni Sessanta. Il ragazzino di Guglionesi (Campobasso) arriva in Piemonte, in treno, «dopo una notte insonne e di prima mattina vidi per la prima volta la nebbia». Con la lettera di assunzione di una fabbrica metalmecca­nica, dove in quel turbolento 1969 impara che «c’erano i “padroni” che sfruttavan­o i “lavoratori”». È l’incipit di una serie di battaglie, di scioperi e di cortei che alla Altissimo troverà il suo compimento e anche la sua fine più amara. Basandosi su una completa ricerca storica, Sorella racconta l’evoluzione del mondo del lavoro dopo la sconfitta sindacale della Marcia dei 40 mila. Svelando che, nonostante lo stop imposto dalla Fiat alla contrattaz­ione, in quel periodo la sua azienda firma gli accordi integrativ­i (anche se li tiene nascosti). E il consiglio di fabbrica si fa promotore di innovazion­e e sviluppo, altro che picchetti all’ingresso. Fino alla svolta del 1985 quando la Altissimo diventa importante fornitore della General Motor. Poi, arriva la crisi. Con le grandi proteste e le proprietà tedesche e poi americane che, invece di comprare le presse nuove, portano via le commesse. Il rogo che dà il nome al libro è quello del 3 agosto 1989 che quasi distrugge lo stabilimen­to. L’ex sindacalis­ta rischia la vita per spegnere le fiamme, mentre i colleghi scappano via.

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L’ex Fiom Isidoro Antonio Sorella durante una presentazi­one

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