Corriere Torino

L’esasperata enfasi per un funerale

- Di Gianni Farinetti

Carissimo direttore, c'era una volta la sobrietà. Lo imparavamo già da piccoli quando ci insegnavan­o a salutare e non fare troppo chiasso. Se poi si sposava una sorella maggiore o una giovane zia si restava attoniti nei nostri abiti nuovi dalla profusione di fiori per casa e dal cappello, o da un semplice velo, sulla testa della mamma. Crescendo sono seguite altre incombenze, altri matrimoni, altri vestiti «buoni». E con i funerali non bisognava sgarrare e se figli di famiglie semplici o eredi di qualche titolo il rito è il medesimo, riservatez­za e sobrietà. Sarà per questo che i maxi schermi disposti sul sagrato del Duomo di Torino per le esequie di Vittorio Emanuele di Savoia mi sono sembrati un po' così, e pure l'utilizzo del Duomo un'enfasi fuori misura. Sarà per mettere ordine alle persone venute a omaggiare il feretro o sarà che oggidì anche la manifestaz­ione familiare più intima è merce televisiva? Ecco, forse. Certo la persona che si è venuti ad omaggiare portava un nome importante, storico, ma non è stato un uomo esemplare. Nel luglio scorso Netflix ha mandato in onda una docuserie di tre puntate, «Il principe», che fa luce sull'omicidio di un ragazzo tedesco, Dirk Hamer, nell'estate del 1978 a Cavallo, la piccola isola privata in Corsica in vista della Costa Smeralda abitata per le vacanze dalla famiglia di Vittorio Emanuele. Il filmato prodotto da Netflix ha la regia molto accurata di Beatrice Borromeo e racconta gli avveniment­i di quei giorni: un gruppo di ragazzi romani in gita all'isola bloccati dalle difficoltà di navigazion­e notturna. Fra gli altri Dirk diciannove­nne e la sorella Birgit un po' più grande di lui. Quando i ragazzi vanno a dormire nelle barche si sentono due spari e la voce di Vittorio Emanuele che li insulta pesantemen­te. Uno dei colpi ha ferito al ventre il ragazzo che morirà quattro mesi dopo subendo anche l'amputazion­e di una gamba. Vittorio Emanuele dice di essere stato lui a sparare, viene arrestato e portato alla Polizia di Ajaccio dove sarà

trattenuto due mesi fino ad ottenere la libertà provvisori­a. Inizia il calvario di Birgit Hamer che dedicherà tutta la vita per ottenere giustizia per il fratello. Dopo la morte di Dirk la posizione del principe si complica e lui ripara in Svizzera negando questa volta ogni responsabi­lità. La famiglia Hamer chiede l'apertura di un processo che sarà tenuto solo 13 anni dopo. Quasi tutti i testimoni della notte di Cavallo non verranno chiamati a testimonia­re e intorno agli Hamer cade una cortina di silenzio. Nel 1991 Vittorio Emanuele verrà assolto in Corte d'assise a Parigi solo incolpato di detenzione di arma da fuoco non dichiarata con 6 mesi di pena. Nel 2006 il principe viene di nuovo arrestato, questa volta le imputazion­i sono per corruzione, concussion­e, gioco d'azzardo, falso e sfruttamen­to della prostituzi­one nell'ambito di un'indagine legata al casinò di Campione d'italia e anche questa volta viene prosciolto perché estraneo ai fatti. Ma mentre è in carcere a Potenza, non sapendo di essere intercetta­to, parla con un compagno di cella a proposito del processo parigino: «Ho fregato il tribunale francese», ammettendo di aver colpito Dirk con il suo fucile. La settimana scorsa Birgit Hamer in un'intervista ha dichiarato: «Mi auguro che si sia pentito prima di morire. Noi in tutti questi anni non abbiamo mai sentito una sola parola di dispiacere o di pentimento da parte sua. Niente». Giuseppe Tomasi di Lampedusa, a proposito dei Borboni, fa dire al principe Salina che quel che conta nelle monarchie è l'ideale dinastico al di là dei meriti personali dei personaggi. Ma che sotto un certo livello anche l'idea ci patisce. Anche nello stile.

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