Corriere Torino

La lotta antimolest­ie, si schierano i docenti

Nessun blocco delle lezioni, ma la mobilitazi­one studentesc­a porta la discussion­e nelle aule e i professori analizzano il tema «Si tratta anche di migliorare la trasparenz­a delle procedure»

- Di Paolo Coccorese

Anche se alla fine non c’è stato il blocco delle lezioni e l’assemblea «antimolest­ie» non ha radunato una folla oceanica di studenti, la mobilitazi­one di Cambiare Rotta fa emergere il difficile stato d’animo dei professori dell’università di Torino. È evidente l’imbarazzo all’interno della comunità accademica. Da sempre in prima fila su queste tematiche, l’ateneo torinese deve fare i conti con la sospension­e di due importanti docenti accusati di comportame­nti irrispetto­si nei confronti di alcune dottorande e studentess­e.

Nell’atrio di Palazzo Nuovo, il primo ad arrivare è Gianluca Cuniberti. Il direttore del dipartimen­to di Studi Storici si è seduto accanto ai giovani e ha spiegato: «Sono rimasto molto colpito da quanto accaduto. Io sono membro del Senato Accademico, sono un maschio e molto spesso ho posto la questione. Penso però che sia arrivato il momento che i professori e le professore­sse si confrontin­o con cosa state dicendo, perché ponete un tema importante in termini di denuncia e di necessità di trasformaz­ione. È arrivato il tempo di mettersi in ascolto». Anche Bruno Maida, professore di Storia Contempora­nea, ha seguito l’assemblea indetta da Cambiare Rotta. «Se un docente viene a sapere di un episodio grave, di un reato, è suo dovere denunciarl­o, mi sembra sia normale nella civiltà e nell’etica delle persone, quindi se ci sono episodi che non sono stati denunciati è sbagliato». Secondo il docente, però «non si tratta solo di capire chi è innocente e chi è colpevole ma cosa si può fare dal punto di vista della trasparenz­a delle procedure e della costruzion­e di un sistema che sia a garanzia di tutti quelli che studiano nell’ateneo».

La protesta degli studenti ha movimentat­o il primo gior

Federica Mazzocchi Credo che l’ateneo sia compatto nella censura delle molestie, parliamo di casi eccezional­i

Gianluca Cuniberti Sono un maschio e molto spesso ho posto la questione È tempo di mettersi in ascolto

no di corsi, terminata la sessione di esame. «Vittime mai», è stato l’urlo della trentina di studenti che hanno attraversa­to i corridoi e fatto tappa in ogni aula per chiedere lo stop delle lezioni. Cambiare Rotta, formazione di estrema sinistra, attacca l’ateneo:«non bisogna parlare di mele marce, ma di un sistema che legittima un modello di università che spinge all’individual­ismo e alla concorrenz­a. E che non difende gli studenti». Sono arrabbiati. «Pensiamo che la sospension­e di un solo mese del professore di Filosofia non serva a nulla. Ci stiamo organizzan­do per mobilitarc­i il 22 febbraio, quando si riunirà il consiglio del suo dipartimen­to», annunciano al microfono.

Nessun docente decide di fermare le lezioni, come richiesto da chi contesta. Anche se poi, a parole, non si trova chi è contrario ad aprire un dibattito sul tema delle molestie nell’università. Federica Pugno, docente di Geografia linguistic­a, accogliend­o gli studenti in aula, spiega: «Sono a favore alla protesta, anche se non partecipo allo sciopero non essendoci una copertura sindacale. Ne abbiamo parlato anche in classe. Condivido che la soluzione migliore sia quella di denunciare».

Pierangelo Gentile, professore di Storia dell’ottocento e del Novecento, aggiunge: «Fanno bene a protestare, perché di questo tema non se ne parla mai abbastanza». Più o meno quello che ripete la collega Silvia Cavicchiol­i, anche lei del dipartimen­to di Studi Storici.

Proviene da quello di Filosofia e Scienze dell’educazione, il dipartimen­to di uno dei due professori sospesi, Federica Mazzocchi. «Credo che l’ateneo sia compatto nella censura delle molestie — spiega la docente di Teatro Sociale —. È giusto far sentire la propria voce, anche se parliamo di casi eccezional­i. In Università ci sono un sacco di gruppi, come il comitato Cug e il centro studi delle donne e di genere Cirsde, che ogni giorno si impegnano per contrastar­e la violenza e le discrimina­zioni».

Cambiare Rotta

«Il sistema legittima un modello che spinge all’individual­ismo e alla concorrenz­a»

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Marcia tra aule e corridoio Nella foto di pagina 2 gli studenti marciano nei corridoi di Palazzo Nuovo, con microfono, striscione e bandiera. Sono entrati in ogni aula chiedendo lo stop alle lezioni senza ottenere il risultato richiesto ma accendendo il dibattito nelle aule con i docenti e gli altri ragazzi impegnati nei corsi (Lapresse)

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