I privati nel futuro dell’ex Zoo «Solo così la città riuscirà a riqualificare il Michelotti»
Si cerca un partner, ma il rilancio resta un rebus
Il tentativo di far entrare i privati al parco Michelotti era già stato fatto una decina di anni fa. Ma alla fine, tra proteste dei comitati, ricorsi al Tar, lungaggini burocratiche, cambi di giunta comunale e, in ultimo, il ritiro degli investitori, l’idea di riportare gli animali nell’ex zoo di corso Casale naufragò. Ora il Comune ci riprova: non con il bioparco, ma con il progetto di fare del polmone verde lungo la sponda destra del Po una sorta di area espositiva all’aperto destinata all’arte, con spazi per le mostre temporanee, gli eventi culturali e il tempo libero. La condizione che l’assessore al Verde pubblico Francesco Tresso giudica «imprescindibile» resta però la stessa: il coinvolgimento dei privati.
«La valorizzazione del parco, per cui vogliamo confermare la vocazione culturaleartistica, non può prescindere — mette in chiaro l’esponente della giunta Lo Russo — da risorse private in grado di assicurare progetti innovativi di alto valore culturale». Come dire: senza investimenti privati, il Comune da solo non riuscirebbe a realizzare la riqualificazione auspicata. «Ci sono strutture, come per esempio il rettilario, che richiederebbero interventi onerosi che la città, in questo momento, non sarebbe nelle condizioni di sostenere», puntualizza Tresso.
Ecco perché l’area dell’ex zoo è stata inserita da Palazzo Civico tra quelle «idonee al partenariato pubblico-privato». Una specie di avviso per dire che, se qualcuno è interessato all’operazione, può farsi avanti. «Questo non vuol dire — precisa l’assessore — che la città sarà vincolata, ma che valuteremo eventuali proposte di partneriato». Per il momento però non sembra esserci la fila. «C’è l’idea di coinvolgere i privati, certo. Ma allo stato attuale è tutto fermo, mentre il parco sta tornando a essere un luogo non sicuro», denuncia il consigliere comunale di Torino Bellissima Pierlucio Firrao, che ieri ha chiesto conto della questione Michelotti all’assessore Tresso.
Archiviato il progetto del bioparco, l’idea di far rinascere il Michelotti come parco «artistico-culturale» era emersa nella primavera di due anni fa. Una sorta di ultima speranza per l’ex zoo chiuso nel 1987. L’idea nasceva su proposta dell’assessora Rosanna Purchia, davanti alla possibilità di partecipare a un bando del ministero della Cultura per il finanziamento dei parchi storici. Da allora però il rilancio è rimasto sulla carta, a parte qualche lavoro di manutenzione, la chiusura degli accessi alle case degli animali e ora l’annunciato posizionamento di cartelli che racconteranno la storia dello zoo e delle diverse gabbie con i loro animali.
Da quando lo zoo ha chiuso è stato un continuo di piani più o meno strampalati, nessuno dei quali mai andato in porto. Sotto la giunta Fassino era riemersa l’idea del bioparco, progetto contestatissimo e poi naufragato: prima ancora che per l’opposizione dei nuovi arrivati M5S, per i costi esorbitanti che i privati interessati all’affare avrebbero dovuto affrontare. Davanti al degrado dell’area, l’amministrazione Appendino aveva così pensato a un’ipotesi di minima: riaprirla come giardino pubblico, dopo aver abbattuto le case degli animali (tranne il rettilario). Poi però era arrivato lo stop della Soprintendenza e tutto, ancora una volta, si era arenato. Ora un nuovo progetto, all’insegna della cultura. Ancora una volta, si vedrà.
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Firrao (Torino Bellissima) È ancora tutto fermo, mentre il parco resta un luogo non sicuro