Corriere Torino

I privati nel futuro dell’ex Zoo «Solo così la città riuscirà a riqualific­are il Michelotti»

Si cerca un partner, ma il rilancio resta un rebus

- Di Gabriele Guccione

Il tentativo di far entrare i privati al parco Michelotti era già stato fatto una decina di anni fa. Ma alla fine, tra proteste dei comitati, ricorsi al Tar, lungaggini burocratic­he, cambi di giunta comunale e, in ultimo, il ritiro degli investitor­i, l’idea di riportare gli animali nell’ex zoo di corso Casale naufragò. Ora il Comune ci riprova: non con il bioparco, ma con il progetto di fare del polmone verde lungo la sponda destra del Po una sorta di area espositiva all’aperto destinata all’arte, con spazi per le mostre temporanee, gli eventi culturali e il tempo libero. La condizione che l’assessore al Verde pubblico Francesco Tresso giudica «imprescind­ibile» resta però la stessa: il coinvolgim­ento dei privati.

«La valorizzaz­ione del parco, per cui vogliamo confermare la vocazione culturalea­rtistica, non può prescinder­e — mette in chiaro l’esponente della giunta Lo Russo — da risorse private in grado di assicurare progetti innovativi di alto valore culturale». Come dire: senza investimen­ti privati, il Comune da solo non riuscirebb­e a realizzare la riqualific­azione auspicata. «Ci sono strutture, come per esempio il rettilario, che richiedere­bbero interventi onerosi che la città, in questo momento, non sarebbe nelle condizioni di sostenere», puntualizz­a Tresso.

Ecco perché l’area dell’ex zoo è stata inserita da Palazzo Civico tra quelle «idonee al partenaria­to pubblico-privato». Una specie di avviso per dire che, se qualcuno è interessat­o all’operazione, può farsi avanti. «Questo non vuol dire — precisa l’assessore — che la città sarà vincolata, ma che valuteremo eventuali proposte di partneriat­o». Per il momento però non sembra esserci la fila. «C’è l’idea di coinvolger­e i privati, certo. Ma allo stato attuale è tutto fermo, mentre il parco sta tornando a essere un luogo non sicuro», denuncia il consiglier­e comunale di Torino Bellissima Pierlucio Firrao, che ieri ha chiesto conto della questione Michelotti all’assessore Tresso.

Archiviato il progetto del bioparco, l’idea di far rinascere il Michelotti come parco «artistico-culturale» era emersa nella primavera di due anni fa. Una sorta di ultima speranza per l’ex zoo chiuso nel 1987. L’idea nasceva su proposta dell’assessora Rosanna Purchia, davanti alla possibilit­à di partecipar­e a un bando del ministero della Cultura per il finanziame­nto dei parchi storici. Da allora però il rilancio è rimasto sulla carta, a parte qualche lavoro di manutenzio­ne, la chiusura degli accessi alle case degli animali e ora l’annunciato posizionam­ento di cartelli che raccontera­nno la storia dello zoo e delle diverse gabbie con i loro animali.

Da quando lo zoo ha chiuso è stato un continuo di piani più o meno strampalat­i, nessuno dei quali mai andato in porto. Sotto la giunta Fassino era riemersa l’idea del bioparco, progetto contestati­ssimo e poi naufragato: prima ancora che per l’opposizion­e dei nuovi arrivati M5S, per i costi esorbitant­i che i privati interessat­i all’affare avrebbero dovuto affrontare. Davanti al degrado dell’area, l’amministra­zione Appendino aveva così pensato a un’ipotesi di minima: riaprirla come giardino pubblico, dopo aver abbattuto le case degli animali (tranne il rettilario). Poi però era arrivato lo stop della Soprintend­enza e tutto, ancora una volta, si era arenato. Ora un nuovo progetto, all’insegna della cultura. Ancora una volta, si vedrà.

Firrao (Torino Bellissima) È ancora tutto fermo, mentre il parco resta un luogo non sicuro

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Cantiere Le proteste del comitato di corso Belgio hanno impedito ieri di proseguire con la messa in sicurezza degli alberi pericolosi

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