«Ho dedicato la vita agli studi Adesso sogno che il nucleare diventi la scelta anche da noi»
Andrea Scarabosio, fisico dei plasmi alla Fondazione Links
Ispira simpatia al primo incontro. Arriva sorridente, trasmettendo un’aria di serena pacatezza. Andrea Scarabosio, fisico dei plasmi, è ricercatore presso la Fondazione Links di Torino, all’interno della quale si occupa di campi elettromagnetici e problemi legati alla fusione nucleare controllata. Lo sa che non capirò buona parte della informazioni che riguardano il suo lavoro ma il suo sguardo clemente m’incoraggia a continuare. Voglio intervistarlo perché è una delle nostre menti brillanti che la Fondazione è riuscita a riportare in Italia.
La prima domanda, la più semplice: di cosa si occupa?
«Di due filoni paralleli e parzialmente interconnessi: una parte del mio lavoro consiste nello sviluppo di algoritmi altamente performanti per il design e l’ottimizzazione di antenne e per la propagazione di onde elettromagnetiche in mezzi complessi, quali miscele di gas ionizzati (plasmi) con applicazioni al settore aerospaziale. L’altra riguarda lo studio di soluzioni e componenti per la fusione nucleare che ha lo scopo di creare un “piccolo sole sulla terra” e ricavarne energia. Il Sole non è altro che una grande palla di plasma tenuta assieme dalla sua immensa forza di gravità. Sulla terra, tra le varie possibilità, usiamo forti campi magnetici al posto della gravità».
Quali sono le sue principali attività di ricerca?
«Le mie principali attività di ricerca sono concentrate sulle possibili soluzioni al problema degli esausti dei plasmi thermonucleari (energia e particelle di “scarto” che entrano in diretto contatto con le pareti del reattore) e dei carichi termici nei dispositivi per la fusione magnetica».
Può immaginare la fatica che faccio a capire questi concetti?
(Ride divertito, mostrando un’aria comprensiva nel contempo).
Prima di approdare a Links, ha lavorato in Germania…
«Sì, ho lavorato per undici anni al Max-planck- Institute for Plasma Physics, nel campo della fusione nucleare, in qualità di senior scientist».
Molte collaborazioni internazionali. Quali?
«Ho partecipato a diversi progetti internazionali di fusione, tra i quali Asdex-upgrade, in Germania, JET in UK ed al progetto ITER in Francia. Attualmente fornisco consulenza sulla gestione degli esausti nei plasmi thermonucleari per aziende private attive nel campo della fusione magnetica».
Possiamo dire che la scienza non conosce confini?
«È così, per fortuna. Non può essere diversamente. Gli scienziati, da sempre, collaborano oltre ogni confine geografico, culturale o politico».
È per Links che è tornato in Italia?
«Certo. Sono moto contento di averlo fatto perché questo centro di ricerca, tra quelli più all’avanguardia, ha una gestione orizzontale, piuttosto che verticistica. Qui la priorità sono le idee, lo studio. Inoltre, garantisce una certa autonomia di ricerca e apertura alle proposte. Io ho avuto la possibilità di trasferire qui una parte dello studio sulla fusione nucleare che avevo svolto in Germania. È stato importante per me non abbandonare parte del loro svolto in passato».
Il dibattito sul nucleare non si è mai spento. Le chiedo: perché dovremmo scegliere il nucleare?
«Perché diventerà una fonte di energia necessaria se vogliamo affrontare seriamente il problema del riscaldamento globale. Le fonti rinnovabili sono ottime soluzioni ma non sono sufficienti a sostituire l’suo degli idrocarburi».
Continuano, però, le perplessità circa i rischi che l’uso del nucleare comporterebbe.
«Nessuna soluzione è davvero priva di rischi, compreso il nucleare la cui preoccupazione, spesso, è legata alla gestione delle scorie. Questa è una delle motivazioni per cui è necessario affidarne la gestione ad un’agenzia internazionale che si occupi della corretta procedura e di evitare qualsiasi implicazione illecita».
Il nucleare arriverà anche in Italia?
«Credo proprio che di sì, in conformità a tutti gli altri paesi che lo adotteranno. Un’economia avanzata non può ignorare la tecnologia avanzata». Di cosa ha paura?
«Della mancanza di visione e della competizione quando mortifica la collaborazione». Qual è il suo sogno? «Dopo aver dedicato una vita di studi, che il nucleare diventi la scelta».
● Chi sono, quanti anni hanno, da dove vengono e cosa fanno qui a Torino i ricercatori provenienti da ogni parte del mondo?
● Conoscere la loro storia personale e il campo di attività nel quale sono impegnati consente di accendere un faro sul settore della ricerca e dell’innovazione del quale tanto si parla senza mai addentrarsi molto nel merito delle attività
● Questa serie non ha la pretesa di essere completa o esaustiva essendo la ricerca uno dei terreni più fertili a Torino, ma solo di offrire qualche spunto
Il futuro dei Paesi Sono convinto che un’economia avanzata non possa ignorare la tecnologia avanzata