Quella bozza dimenticata del nuovo codice
Dopo la protesta del Me Too, il rettore dell’università ha annunciato: «Ho contattato la ministra dell’università Bernini per programmare un’assemblea di tutti gli atenei. È tempo di interrogarsi su come intervenire sul fenomeno delle molestie e delle discriminazioni», ha spiegato lunedì il professore Stefano Geuna. Il prossimo 20 marzo, data scelta dal governo per celebrare la prima Giornata delle università, è annunciata l’apertura a Torino del cantiere per modificare le norme che regolano la vita degli atenei. «Una delle proposte che farò al tavolo contro le violenze di genere — ha detto il rettore Genuna — è quella di spingere verso una revisione dei codici. Dobbiamo aggiornare il Testo unico del 1933». È chiaro, il contrasto al fenomeno delle molestie passa anche dall’ammodernamento delle regole. Una cosa che sanno bene all’interno dell’ateneo di via Po, dove però da oltre quattro anni si attende la riforma del codice di condotta interno. «È assolutamente necessaria e spero sia approvato prima possibile», aveva chiesto nel suo ultimo discorso pubblico l’avvocata penalista Elena Bigotti. Fino a dicembre, per due mandati consecutivi, ha ricoperto la carica di consigliera di fiducia di Unito. La riforma del codice di condotta arriva quindi dalla figura che fino ai ieri era chiamata ad intervenire per prima in caso di segnalazioni di discriminazioni, molestie e mobbing all’interno dell’ateneo. Scavando si scopre che una bozza del nuovo codice di comportamento giace da tempo in un cassetto. A scriverlo è stato il Cug, il Comitato Unico di Garanzia, precedente a quello in carica oggi. «La bozza — svela Chiara Ghisleri, l’ex presidente del Cug — prevede un adeguamento agli standard europei in tema di codici, con la definizione di una procedura per la chiusura dei casi segnalati e gestiti in prima battuta dalla Consigliera». Insomma, alcune delle migliorie di cui si è segnalata la mancanza proprio in questi giorni.