Robert Capa e Gerda Taro tra amore e guerra
L’impegno politico nella Guerra civile spagnola, la Milano del boom economico, i paesaggi e le tradizioni contadine del Basso Piemonte. Da oggi Camera apre contemporaneamente tre nuove mostre, nei suoi spazi appena rinnovati. E lo fa guardando, con occhio sempre attento e mai scontato, tanto ai grandi nomi internazionali quanto ai professionisti del territorio. Robert Capa e Gerda Taro: la fotografia, l’amore e la guerra (a cura di Walter Guadagnini e Monica Poggi, fino al 2 giugno) racconta il progetto condiviso di un protagonista assoluto della fotografia del 900, il reporter Robert Capa (cofondatore dell’agenzia Magnum nel 1947), con la tedesca Gerda Taro, figura misconosciuta anche perché morta giovanissima, nel 1937 a 27 anni. Alla sua breve vita la scrittrice Helena Janeczek ha dedicato il libro La ragazza con la Leica, vincitore del Premio Strega nel 2018.
Oltre 120 scatti, testimonianza del lavoro congiunto condotto dai due fotogiornalisti, che condividono ideali, amore e impegno quotidiano. Tra le molte immagini capaci di emozionare spiccano Folla al cancello dell’obitorio e Orfano di guerra mangia una zuppa, scattate da Taro nel 1937. In mostra non mancano due icone assolute, entrambe del 1936: il celebre Morte di un miliziano lealista di Capa e il meno noto Miliziana che si addestra in spiaggia di Gerda Taro. Dalla Spagna al Piemonte, in Val Maira e Valle Grana, nel Monregalese nell’alta Langa… La mostra Michele Pellegrino. Fotografie 19672023 (a cura di Barbara Bergaglio, fino al 14 aprile) espone 50 scatti, parte dell’archivio di Pellegrino, donato nel 2017 alla Fondazione Crc e ora catalogato e digitalizzato da Camera. «Ho sempre cercato di fotografare ciò che a pochi altri sembrava interessare», confessa il fotografo nato a Chiusa di Pesio (Cn) nel 1934. Le sue fotografie (spose, contadini, montagne...) saranno per molti una bella scoperta.
La Project Room, infine, ospita la mostra Ugo Mulas. I graffiti di Saul Steinberg a Milano (a cura di Guadagnini e Archivio Ugo Mulas, fino al 14 aprile). Sono esposte circa 15 fotografie vintage in cui il fotografo milanese non solo documenta un grande intervento artistico, compiuto nel 1961 dal grande illustratore statunitense nell’atrio della Palazzina Mayer a Milano (su commissione dello studio Bbpr che ne stava seguendo la ristrutturazione), ma restituisce uno spazio fisico che, dopo gli interventi del 1997, non esiste più. E che oggi viene ricostruito proprio negli spazi di Camera.