Juve, panchina leggera
Soltanto 5 volte in 24 partite chi è subentrato ha risolto i problemi dei bianconeri con un gol Milan (10) e Atalanta (9) il top della Serie A
La prima carta è stata Yildiz, poi è toccato a Nicolussi Caviglia e Iling-junior quindi a Leonardo Cerri, esordiente assoluto e trentunesimo debuttante dalla Next Gen. Nessuna mossa però ha cambiato il corso della gara con l’udinese così la Juve ha subito la seconda sconfitta consecutiva che la costringe ad abbandonare il sogno scudetto. Naturalmente non si possono addossare tutte le colpe del crollo ai quattro ragazzi ma c’è un dato di fatto: la panchina alle spalle di Massimiliano Allegri non garantisce più l’apporto dei mesi precedenti.
Massimiliano Allegri ha sempre evidenziato pubblicamente l’importanza dei cambi e di chi entra in corsa per rompere l’equilibrio di un match o riportare in carreggiata la squadra. E in effetti il tecnico ha già pescato il jolly in stagione con le sostituzioni. È accaduto cinque volte, in 24 giornate di campionato, che un subentrante sia stato decisivo con un gol: Milik nel derby con il Torino, Cambiaso con la rete da tre punti al Verona, Vlahovic con il colpo di testa del successo sul Frosinone, Iling-junior con il pari in casa della Salernitana e Chiesa che ha firmato il 3-0 al Sassuolo.
Ma, considerando le prime quattro della classifica, che attualmente sarebbero qualificate per la prossima Champions League, la Juve ha avuto fin qui l’apporto più ridotto dalla panchina: l’inter capolista fa poco meglio, con 6 reti arrivate grazie ai cambi, mentre in vetta a questa speciale graduatoria c’è il Milan con 10, seguito dall’atalanta con 9. Per i bianconeri, soltanto il 14% delle reti (5, appunto, sulle 36 totali) arriva dai subentranti, mentre per l’inter, guidata dai titolarissimi Lautaro e Thuram, la percentuale è ancora più bassa (11%, 6 reti sulle 55 complessive). Per Milan (10 gol su 47, 21%) e Atalanta (9 su 44, 20%) l’incidenza è doppia rispetto alla squadra di Inzaghi.
La panchina non riesce a fare la differenza con continuità, insomma, ed è anche questo uno degli elementi con cui si spiega la crisi dei bianconeri. La giovane età dei suoi componenti – contro l’udinese, otto dei dieci giocatori di movimento a disposizione di Allegri erano nati tra il 2000 e il 2005 – non può essere la sola spiegazione. Perché Yildiz, la rivelazione dell’anno, è stato pur sempre capace di incidere sia da titolare sia da riserva: semmai, nello specifico della gara con i friulani, il gioiello turco è stato utilizzato fuori ruolo, da mezzala sinistra. Il discorso è più ampio e riguarda la qualità complessiva della rosa bianconera e delle cosiddette seconde linee. In troppi non stanno rispondendo a dovere e con le rotazioni fisiologiche tra infortuni e squalifiche, i sostituti non si stanno dimostrando all’altezza dei titolari. Milik, già decisivo al contrario con l’espulsione rimediata contro l’empoli, ha fatto rimpiangere Vlahovic. Alex Sandro ha confermato, non solo in occasione del gol dell’udinese, la sua involuzione che dura ormai da tempo. E Weah, unico rinforzo estivo, continua ad essere un oggetto misterioso. Allegri non fa drammi: «Nell’arco della stagione capitano questi momenti, bisogna reagire e rialzarci». E sorride: sabato a Verona Vlahovic ci sarà.