Solo due imprese su dieci in Piemonte assumono laureati
Unioncamere: a febbraio sono previsti 27 mila nuovi contratti. Crescono commercio e turismo
In Piemonte il lavoro c’è, ma è soprattutto precario. Sono circa 27.370 i contratti programmati dalle imprese della regione nel mese di febbraio, valore che sale a 85.160 se si considera l’intero trimestre febbraio-aprile 2024.
Il trend appare positivo sia a livello mensile (+910 entrate rispetto a febbraio 2023, per una variazione tendenziale del +3,4%), sia su base trimestrale (+6.530 assunzioni rispetto allo stesso trimestre dell’anno precedente), in analogia rispetto a quanto avviene a livello complessivo nazionale (+5,7% su febbraio 2023 e +9,5% rispetto a febbraio-aprile 2023).
Tuttavia la domanda è trainata dai contratti a tempo determinato, che copre il 58% delle entrate programmate, in netto aumento rispetto al mese precedente. Solo il 30% degli assunti otterrà contratti a tempo indeterminato (in diminuzione di 8 punti rispetto a gennaio 2024), mentre il 9% firmerà accordi di apprendistato. Un mondo del lavoro in cui conta sempre meno il livello di istruzione. Tra le entrate previste solo il 17% è costituito da laureati, superati anche da chi si è fermato alla scuola dell’obbligo (19%). Il 29% è coperto dai diplomati, ma chi ottiene più facilmente un’occupazione è chi ha ottenuto quelli professionali (34%). D’altronde, considerando i dati del trimestre febbraio-aprile, emerge come siano sempre i servizi a formare la fetta più consistente della domanda di lavoro con 55.850 entrate, ovvero il 65,6% del totale. L’industria invece si ferma a 29.310 assunzioni, il 34,4% della domanda. E poi rimane costante il mismatch tra domanda e offerta di lavoro, che, a febbraio 2024, riguarda circa il 49,5% delle assunzioni (proprio come un anno fa). Le difficoltà sono legate in primo luogo alla mancanza di candidati (31,6%), a cui segue una preparazione inadeguata (13,5%). Nel dettaglio delle singole professioni, si segnalano criticità a trovare operai specializzati per l’edilizia (80,5% dei casi), ma anche meccanici, montatori, riparatori e manutentori (76,9%). Per quanto riguarda la qualifica di formazione, le problematiche si riscontrano per l’indirizzo riparazione di veicoli a motore (84,7%, in aumento di 10 punti) e per quello benessere (68,6%). A livello universitario invece vale lo stesso discorso per i laureati nell’indirizzo medico e odontoiatrico (87,8%) e in quello chimico farmaceutico (80%).