«Affettività e sessualità, temi su cui i bambini fanno mille domande»
Maestri, psicologi e il corso alla media Nigra
Domande, dubbi su immagini viste sul web, tutto quello che non si ha il coraggio di chiedere a mamma e papà. Molte scuole torinesi hanno corsi di educazione all’affettività e sessualità, ma non tutte. Alcune preferiscono di no.
Un tema ancora spinoso, come dimostra il caso emerso alla scuola media Nigra dove cinque famiglie hanno ritirato i figli da un corso di matrice cattolica, raccontato ieri dal
Corriere Torino. In molti casi l’intervento viene affidato agli stessi psicologi che gestiscono lo sportello d’ascolto o selezionati tramite avviso pubblico. Oppure ci si affida alle diverse proposte delle associazioni. La Asl Città di Torino non interviene più come una volta in classe, ma ha ricominciato quest’anno a formare i docenti con il progetto «Non è stata la cicogna», finora cento partecipanti per 8 ore di corso.
«Rispetto ad interventi spot condotti da estranei, si è dimostrato più efficace se a occuparsene sono persone con cui gli alunni hanno una relazione significativa e continua», dice la pediatra e psicoterapeuta Vittorina Buttafuoco, referente del programma Asl «Scuole che promuovono salute». Ma non essendo ancora materia obbligatoria, ogni scuola sceglie poi in autonomia. C’è chi richiede l’unanimità delle famiglie per autorizzare un corso, basta che una sola non sia convinta e non se ne fa nulla. In altri casi sono gli insegnanti a frenare, oppure i corsi vengono svuotati di contenuti e si riducono di fatto a una educazione all’emotività.
«È un tema che va assolutamente affrontato in termini di consapevolezza, prevenzione e rispetto per vivere in maniera serena le relazioni», sostiene invece Maria Antonietta Roma, preside dell’ic Baricco, che propone da anni questo tipo di attività fin dalla quinta elementare. «Affettività e sessualità vanno sempre connesse, si arriva per gradi a toccare temi su cui i bambini si fanno già mille domande», spiega Giusy Caruso, maestra e psicologa dell’ic Baricco a cui sono affidati i corsi collegati al programma di scienze. «Tutto va proposto alla loro portata, parlando di sessualità nelle varie fasce della vita. Dalle loro domande spesso si capisce che i bambini sono già stati esposti sul web a immagini che non si sanno spiegare e hanno bisogno di risposte». Continuano a chiedersi da dove arrivano e come avviene il parto. Ma oggi si domandano anche tanto altro.
Alle medie il focus si sposta sulla contraccezione e sulla prevenzione delle malattie sessualmente trasmissibili. «Fornire nozioni chiare e corrette è la cornice», dice la psicologa Simona Baracco, referente del progetto Con-tatto dell’università della Strada Gruppo Abele. Poi lo spazio è lasciato a loro. «Osserviamo una sovraesposizione a immagini iper sessualizzate, a un linguaggio inappropriato e a un accesso ormai sdoganato alla pornografia: basta che ci sia il fratello più grande del compagno di classe che apre il video — aggiunge la pediatra Buttafuoco —. Quando ne rimangono turbati e sconcertati, hanno più che mai bisogno di risposte mirate, adeguate al loro livello di crescita, da parte di adulti che non facciano finta di non aver sentito o sminuiscano il valore delle loro domande. Altrimenti si fanno idee irrealistiche che possono anche diventare pericolose».