Una partita Iva, le app e tanta creatività Se manca il lavoro, allora me lo invento
In Piemonte sono ormai 33.195 gli autonomi (oltre 18 mila a Torino): i giovani così sfidano il futuro
Giovani e mondo del lavoro. Un tema complesso, spesso ripreso durante le varie campagne elettorali per poi volatilizzarsi. E così le nuove generazioni spesso preferiscono lasciare l’italia per cercare fortuna altrove, dove gli stipendi non sono fermi da 20 anni. Anche perché i millennial difficilmente sono disposti a scendere a compromessi dopo una lunga carriera di studi. Vanno dritti per la loro strada, con l’ambizione di poter fare il mestiere che hanno sempre sognato. Aspettativa che spesso viene ridimensionata quando ci si scontra con il mondo vero del lavoro, delle assunzioni, dei contratti e degli stage infiniti.
Eppure, negli ultimi anni, i giovani hanno capito che aprire la partita iva per scommettere su se stessi e su un’idea originale è un ottimo modo per superare lo scoglio della prima assunzione. Altri, invece, preferiscono essere capi di se stessi senza sacrificarsi in una gavetta infinita dove, con compensi inadeguati, non è neppure garantita una prospettiva. E così lavorare in autonomia può trasformarsi in una scelta di ribellione, che stravolge paradigmi fossilizzati e scardina quei pregiudizi che vedono i giovani privi di spirito di sacrificio, ambizione o voglia di fare. Inoltre uno degli aspetti più interessanti del lavorare in autonomia è la libertà di gestire il proprio tempo e la vita privata.
Un valore che vale sia per le professioni 100% digitali come influencer, social media manager o web developer, ma anche per tutte quelle attività che si basano su spazi fisici, come fare il barista, aprire una pasticceria francese o una toelettatura per animali. Al centro di tutto però resta solo una cosa: la possibilità di fare concretamente quello che si è sempre voluto. E i giovani hanno dalla loro un vantaggio digitale non da poco. Secondo un rapporto Istat del 2023, il 67% degli under 30 possiede competenze digitali base, contro una media nazionale del 39%. Un ottimo vantaggio che aiuta l’avvio di una nuova attività sfruttando tutte gli strumenti digitali per promuoverla. Ma il trend delle partite iva non riguarda solo i giovani. Nel 2022 infatti 2,2 milioni di italiani hanno deciso di dare le dimissioni. Un fenomeno trasversale per età e sesso. Un chiaro sintomo che qualcosa è cambiato.
L’impianto del lavoro «tradizionale» fortemente gerarchizzato e basato su performance e produttività ha iniziato a scricchiolare e nel post pandemia è in atto una trasformazione che lo scuote nelle fondamenta. E le spiegazioni possono essere differenti: da un lato c’è la volontà di scommettere su un lavoro più soddisfacente o agile, dall’altro è esploso il malessere dovuto ad uno scarso coinvolgimento o valorizzazione professionale da parte delle imprese. E così oggi in Piemonte sono 33.915 i lavoratori autonomi che hanno aperto la partita iva. La maggior parte di queste rientrano nel territorio di Torino e provincia (18.438), seguita da Cuneo (5.326), Alessandria (2.970) e Novara (2.542). Più indietro Asti (1.514), Vercelli (1.095) e Biella (1.034). Fanalino di coda la zona del Verbano-cusio-ossola, ferma a 996 partite iva. Un esercito di giovani e over 40 pronti a sfidare la crisi dei consumi e del mondo del lavoro senza paura e senza espatriare. Il gioco forse vale la candela, anche perché è sempre possibile tornare indietro. In Piemonte infatti il lavoro povero non manca mai. Sono circa 27.370 i contratti programmati dalle imprese della regione nel mese di febbraio. Di questi, tuttavia, solo il 30% sarà a tempo indeterminato. Inoltre, tra le entrate previste, solo il 17% è costituito da laureati, superati anche da chi si è fermato alla scuola dell’obbligo (19%).