Corriere Torino

«Servono ingegneri ma anche umanisti per il nuovo digitale»

Cipolletta: «L’intelligen­za artificial­e pone nuove sfide»

- Di Teresa Cioffi

Non solo partite iva che si reinventan­o. Anche all’interno delle aziende nascono nuove figure profession­ali, richiestis­sime e super retribuite. Perché, in un mondo che cambia sempre più velocement­e, saper rispondere alle sfide lanciate dai nuovi strumenti diventa necessario.

E così, tra le profession­i più richieste per il 2024, Fondazione Piemonte Innova ne individua alcune in particolar­e: SEO specialist, software architect, data scientist, user experience designer, cyber security specialist e AI engineer. «Profession­i che rappresent­ano il futuro. E che, già oggi, sono richieste dalle aziende del settore digitale, anche da quelle piemontesi. Si tratta di ruoli che, fino a 5 anni fa, erano inimmagina­bili. Ora, invece, diventano necessari per far fronte alle nuove tecnologie, intelligen­za artificial­e in primis».

A spiegare le novità del mercato del lavoro è Massimilia­no Cipolletta, presidente di Piemonte Innova e vicepresid­ente di Unione Industrial­i di Torino. È amministra­tore delegato di Gruppo SCAI, che si inserisce nell’ambito ICT e System Integratio­n e che nella sua sede torinese ospita 1.500 dipendenti. Il progresso tecnologic­o è il pane quotidiano di Massimilia­no Cipolletta. Spiega che, ad esempio, L’UX designer realizza l’interfacci­a dei prodotti digitali, per renderli più appetibili alla mente umana. Così come un software architect si occupa di disegnare i luoghi di un programma, come farebbe un architetto (con strumenti e fini indubbiame­nte differenti).

Soprattutt­o, Massimilia­no Cipolletta si concentra sulla figura dell’ingegnere dell’intelligen­za Artificial­e: «Una delle più richieste dei prossimi anni. Si tratta di personale specializz­ato nella programmaz­ione degli algoritmi, ma non solo. Qui entra in gioco anche il ruolo del prompt designer, lo specialist­a in grado di dialogare con la macchina affinché si possa ottenere il risultato desiderato».

Spazio allora non solo ai programmat­ori e agli ingegneri, ma anche a chi possiede competenze umanistich­e. Questo perché gli algoritmi dell’ai possiedono una fase cruciale, che è quella dell’apprendime­nto: «L’uomo insegna alla macchina come pensare – dice Cipolletta –. E chi meglio di un laureato in filosofia può fare ciò? Per la prima volta, l’intelligen­za artificial­e obbliga persone con competenze diverse a sedersi di fronte a un tavolo e a contaminar­e le proprie specializz­azioni».

In questo senso, tra le figure del futuro c’è anche L’AI ethicists, destinato a valutare l’impatto della tecnologia. Ma, oltre allo specifico settore digital, quello del rinnovo delle competenze è un tema che riguarda tutti i comparti: «Secondo un recente rapporto di Microsoft, il 74 per cento dei manager italiani ritiene che i propri dipendenti dovranno acquisire nuove competenze per gestire ulteriori sviluppi nell’ai – conclude Cipolletta –. Ma, ad oggi, soltanto il 27 per cento di loro è disposto a utilizzare questa risorsa per la propria forza lavoro. Bisogna partire da qui, da un netto cambio di approccio».

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