Aziende a rischio insolvenza Il tessile e l’abbigliamento i settori che soffrono di più
Aumentano in Piemonte le imprese in difficoltà
Il nuovo anno in Piemonte inizia con un balzo delle imprese insolventi. A gennaio 2024, le aziende considerate a «rischio insolvenza elevato» sono infatti aumentate del 3%, rispetto al 2022, svelando una particolare concentrazione soprattutto all’ombra della Mole.
Secondo la fotografia di Sevendata, company milanese focalizzata sulle soluzioni data-driven di marketing e business information, ai poli opposti nella scala della vulnerabilità regionale troviamo da una parte Torino, che registra l’aumento maggiore (+3.3%) dall’altra, Biella, con l’incremento più basso (0.8%). In mezzo, tra le province piemontesi con la maggiore crescita di imprese a rischio, seguono: Alessandria, che fa registrare il +2,9%, Vercelli +2,6%, Cuneo +2,5%, Novara +2,5%, Asti +2,3%, Verbanocusio-ossola +2,2%. Nel complesso le aziende con rischio insolvenza più elevato, che corrispondono alle classi di rating V, VI e default, sono 17.686. A Torino se ne contano 9.690 (55%), 2.058 a Cuneo (12%), 1.941 ad Alessandria (11%), 1.647 a Novara (9%), 708 ad Asti (4%), 533 a Vercelli (3%), 611 a Biella (3%) e 498 nel Verbano-cusio-ossola (3%).
I dati emergono dalla «Business scan» di Sevendata, una piattaforma che analizza il rischio insolvenza delle imprese con uno scarto di 12 mesi. La company, per realizzarlo, ha riunito sotto la lente: le variabili economiche (bilanci), gli eventi negativi (pregiudizievoli, protesti), alcuni elementi strutturali delle imprese e del management e altri dati settoriali e provinciali delle aziende.
A livello nazionale, il Piemonte si colloca al quarto posto tra le regioni virtuose, dopo Veneto (25%), Friuli Venezia Giulia (26%) e Trentino Alto Adige (26%). Classifica che nasce, assumendo come parametro l’incidenza delle aziende a rischio sul totale imprese attive nelle regioni. Se, invece, si tiene in considerazione il trend di crescita delle imprese a maggiore rischio, il Piemonte occupa il terzo posto su scala nazionale (+2,9%) al di sopra della media nazionale (+2,4%), dopo Puglia (+3,1%) e Liguria (+3%).
«La regione fa registrare un tasso di imprese a rischio elevato contenuto, decisamente al di sotto della media nazionale, anche se con una dinamica di crescita del 2,9% sopra la stessa media italiana», spiega il ceo e founder di Sevendata, Fabrizio Vigo. «La situazione economica delle aziende è rimasta nel complesso positiva, anche grazie all’attenuazione delle pressioni al rialzo sui costi di produzione».
Nel complesso, il tessuto economico piemontese «è attraversato da dinamiche di crescita a livello settoriale e territoriale disomogenee. Rispetto a comparti che continuano a manifestare un trend positivo, come i mezzi di trasporto e la meccanica, altri settori, quali tessile e abbigliamento, legno e mobili ed alimentare, rallentano», prosegue Vigo.
D’altra parte, «i driver di crescita si confermano essere digitalizzazione e internazionalizzazione e, in parallelo, sostenibilità, transizione green e i rapporti di filiera. Possiamo dire che la capacità della regione di mantenere posizioni competitive rimane in linea con gli standard attesi improntati alla stabilità e resilienza del tessuto imprenditoriale. Nel complesso il quadro economico regionale, pur con il permanere di una situazione su scala nazionale e internazionale complessa e incerta, sta rispondendo alle sfide imposte».
Vigo (Sevendata) Nella regione dinamiche di crescita a livello settoriale e territoriale disomogenee