L’immigrazione ora fa impresa Nel 2023 è cresciuta del 4%
● Sempre più imprese artigiane hanno un marchio straniero in Italia, e Torino come il Piemonte non sfuggono al trend
● Sono imprese piccole, spesso familiari, ma crescono a ritmo doppio rispetto ad altre e con grande presenza nel mondo dell’edilizia e delle costruzioni
● Sei aziende su 10 tra quelle fondate da stranieri hanno sede nel capoluogo
● Su 52 mila imprese «straniere» 37.650 sono extraeuropee
Sempre più stranieri fanno impresa in Piemonte. Sono 52.214, ovvero il 12,3% di quelle totali, circa 2 mila in più rispetto al 2022 e oltre 12 mila in più rispetto a dieci anni fa, come evidenziano i dati di Unioncamere-infocamere.
Se a livello geografico è la Liguria la realtà con la maggiore incidenza di aziende straniere (16%), il Piemonte si colloca in settima posizione, subito dopo Lombardia e Lazio. E gli imprenditori arrivano da ogni parte del mondo: ben 37.650 infatti, su poco più di 52 mila, hanno origini extraeuropee. Analizzando l’imprenditoria straniera in base al territorio d’insediamento emerge che circa 6 aziende su 10 hanno la propria sede legale in provincia di Torino. Seguono i territori di Novara (12,6%), Alessandria (12,1%), Asti (12%) e Vercelli (11,8%). Sotto il 10% invece il Verbano-cusio-ossola (9,5%), Cuneo (7,6%) e Biella (6,8%). E l’80% delle imprese straniere ha la forma di ditta individuale, a fronte di una media regionale del 55%, mentre il 12% (quota doppia rispetto al 5,8% di 10 anni fa) rientra nelle società di capitale.
«Le imprese straniere vanno in controtendenza rispetto ai trend che registriamo normalmente per il sistema imprenditoriale valutato nel suo insieme — commenta il presidente di Unioncamere Piemonte, Gian Paolo Coscia — evidenziando come questa porzione di imprenditorialità sia determinante per lo sviluppo economico dei nostri territori. Negli ultimi dieci anni la numerosità è aumentata in modo considerevole. Solo nell’ultimo anno la dinamica ha evidenziato risultati positivi in tutte le province e in tutti i settori. L’unico neo, su cui è 2020 2021 2022 2023
Liliana Calestru mediatrice culturale necessario ancora lavorare è il fenomeno del “nanismo imprenditoriale”, che caratterizza in modo particolare questo tipo di aziende. Una frammentazione che rende più difficile alle imprese internazionalizzarsi e adottare politiche di digitalizzazione e sostenibilità necessarie».
E difatti nel 98% dei casi le aziende guidate da stranieri hanno meno di 10 addetti. A trainare l’imprenditoria straniera è il settore delle costruzioni, che assorbe il 32,9% del totale, seguito dal commercio (24,4%) e dagli altri servizi (21,3%). Il 9% delle imprese opera nel turismo, il 5,9% è attiva nell’industria, mentre solo il 2,2% nell’agricoltura. La componente femminile rappresenta il 23,2% del totale, in linea con la media regionale (22,4%), mentre i giovani arrivano al 17,2%, quota quasi doppia rispetto a quella registrata per il sistema imprenditoriale nel suo complesso (8,9%). Per favorire il
Paolo Coscia presidente Unioncamere
Io e la mia socia abbiamo avuto problemi nella migrazione Vogliamo essere un ponte tra le diverse culture favorendo gli iter di inclusione e accoglienza
Questa porzione di imprenditorialità è determinante per lo sviluppo economico dei nostri territori Ma bisogna lavorare sul “nanismo imprenditoriale”
proliferare di imprese straniere, inoltre, la Camera di commercio di Torino ha avviato il progetto «Futurae», un servizio gratuito che prevede attività di formazione e accompagnamento al business plan. I destinatari del progetto sono cittadini stranieri o persone con background migratorio, comprese le seconde generazioni, senza limiti di età, anche occupate, regolarmente presenti in Italia e motivate ad avviare un percorso imprenditoriale. Chi ha usufruito di questo servizio è Gerardo Sanchez, 38 anni, chef messicano arrivato a Torino nel 2016. Oggi è proprietario di Al Chile Laboutique, un negozio in via Corte d’appello specializzato nella vendita di salse a base di peperoncino. «Il mio sogno è sempre stato quello di
Gerardo Sanchez Chef e imprenditore
Avevo già avviato una mia attività in Messico, ma il sogno era farlo anche in Italia Ora rifornisco di piccantezza anche la Credenza
vivere in Italia, sin da bambino — racconta — e poi durante un soggiorno mi sono innamorato di Torino. Avevo già avviato un progetto simile nel mio Paese, e oggi porto avanti la stessa attività. Rifornisco i migliori ristoranti del territorio, da “la Credenza” di San Maurizio Canavese a quelli di Giovanni Rana. Il Messico è la culla del peperoncino e le mie radici mi permettono di individuare le migliori varietà per la realizzazione delle salse». Un esempio è “Un dia con el diablo”, fatta con peperoncino habanero arancione messicano, pensata per i veri amanti del piccante. «Le nostre salse sono preparate soltanto con ingredienti di alta gamma – grazie a una ricerca accurata. Abbiamo più di 20 prodotti e ognuno è pensato con uno scopo in base al livello di piccantezza».
Chi invece si appresta a intraprendere il proprio percorso imprenditoriale è Liliana Calestru, romena di 52 anni giunta a Torino nel 1994. «Insieme a un’amica senegalese, Giselle Thionviano, stiamo per aprire una società di mediazione interculturale. Entrambe abbiamo vissuto diverse difficoltà durante il nostro percorso migratorio, così oggi vogliamo aiutare gli stranieri che arrivano a Torino e si trovano a vivere la medesima situazione. Quando non conosci la lingua diventa complesso anche solo compilare la modulistica per accedere ai servizi basilari». Le due colleghe si sono conosciute proprio a un corso di mediazione culturale della durata di 6 mesi e oggi, grazie anche all’aiuto della Camera di commercio, sono pronte a iniziare. «Vogliamo essere un ponte tra le diverse culture – riprende Calestru – favorendo gli iter di inclusione e accoglienza».