Corriere Torino

L’immigrazio­ne ora fa impresa Nel 2023 è cresciuta del 4%

- Di Nicolò Fagone La Zita

● Sempre più imprese artigiane hanno un marchio straniero in Italia, e Torino come il Piemonte non sfuggono al trend

● Sono imprese piccole, spesso familiari, ma crescono a ritmo doppio rispetto ad altre e con grande presenza nel mondo dell’edilizia e delle costruzion­i

● Sei aziende su 10 tra quelle fondate da stranieri hanno sede nel capoluogo

● Su 52 mila imprese «straniere» 37.650 sono extraeurop­ee

Sempre più stranieri fanno impresa in Piemonte. Sono 52.214, ovvero il 12,3% di quelle totali, circa 2 mila in più rispetto al 2022 e oltre 12 mila in più rispetto a dieci anni fa, come evidenzian­o i dati di Unioncamer­e-infocamere.

Se a livello geografico è la Liguria la realtà con la maggiore incidenza di aziende straniere (16%), il Piemonte si colloca in settima posizione, subito dopo Lombardia e Lazio. E gli imprendito­ri arrivano da ogni parte del mondo: ben 37.650 infatti, su poco più di 52 mila, hanno origini extraeurop­ee. Analizzand­o l’imprendito­ria straniera in base al territorio d’insediamen­to emerge che circa 6 aziende su 10 hanno la propria sede legale in provincia di Torino. Seguono i territori di Novara (12,6%), Alessandri­a (12,1%), Asti (12%) e Vercelli (11,8%). Sotto il 10% invece il Verbano-cusio-ossola (9,5%), Cuneo (7,6%) e Biella (6,8%). E l’80% delle imprese straniere ha la forma di ditta individual­e, a fronte di una media regionale del 55%, mentre il 12% (quota doppia rispetto al 5,8% di 10 anni fa) rientra nelle società di capitale.

«Le imprese straniere vanno in controtend­enza rispetto ai trend che registriam­o normalment­e per il sistema imprendito­riale valutato nel suo insieme — commenta il presidente di Unioncamer­e Piemonte, Gian Paolo Coscia — evidenzian­do come questa porzione di imprendito­rialità sia determinan­te per lo sviluppo economico dei nostri territori. Negli ultimi dieci anni la numerosità è aumentata in modo considerev­ole. Solo nell’ultimo anno la dinamica ha evidenziat­o risultati positivi in tutte le province e in tutti i settori. L’unico neo, su cui è 2020 2021 2022 2023

Liliana Calestru mediatrice culturale necessario ancora lavorare è il fenomeno del “nanismo imprendito­riale”, che caratteriz­za in modo particolar­e questo tipo di aziende. Una frammentaz­ione che rende più difficile alle imprese internazio­nalizzarsi e adottare politiche di digitalizz­azione e sostenibil­ità necessarie».

E difatti nel 98% dei casi le aziende guidate da stranieri hanno meno di 10 addetti. A trainare l’imprendito­ria straniera è il settore delle costruzion­i, che assorbe il 32,9% del totale, seguito dal commercio (24,4%) e dagli altri servizi (21,3%). Il 9% delle imprese opera nel turismo, il 5,9% è attiva nell’industria, mentre solo il 2,2% nell’agricoltur­a. La componente femminile rappresent­a il 23,2% del totale, in linea con la media regionale (22,4%), mentre i giovani arrivano al 17,2%, quota quasi doppia rispetto a quella registrata per il sistema imprendito­riale nel suo complesso (8,9%). Per favorire il

Paolo Coscia presidente Unioncamer­e

Io e la mia socia abbiamo avuto problemi nella migrazione Vogliamo essere un ponte tra le diverse culture favorendo gli iter di inclusione e accoglienz­a

Questa porzione di imprendito­rialità è determinan­te per lo sviluppo economico dei nostri territori Ma bisogna lavorare sul “nanismo imprendito­riale”

proliferar­e di imprese straniere, inoltre, la Camera di commercio di Torino ha avviato il progetto «Futurae», un servizio gratuito che prevede attività di formazione e accompagna­mento al business plan. I destinatar­i del progetto sono cittadini stranieri o persone con background migratorio, comprese le seconde generazion­i, senza limiti di età, anche occupate, regolarmen­te presenti in Italia e motivate ad avviare un percorso imprendito­riale. Chi ha usufruito di questo servizio è Gerardo Sanchez, 38 anni, chef messicano arrivato a Torino nel 2016. Oggi è proprietar­io di Al Chile Laboutique, un negozio in via Corte d’appello specializz­ato nella vendita di salse a base di peperoncin­o. «Il mio sogno è sempre stato quello di

Gerardo Sanchez Chef e imprendito­re

Avevo già avviato una mia attività in Messico, ma il sogno era farlo anche in Italia Ora rifornisco di piccantezz­a anche la Credenza

vivere in Italia, sin da bambino — racconta — e poi durante un soggiorno mi sono innamorato di Torino. Avevo già avviato un progetto simile nel mio Paese, e oggi porto avanti la stessa attività. Rifornisco i migliori ristoranti del territorio, da “la Credenza” di San Maurizio Canavese a quelli di Giovanni Rana. Il Messico è la culla del peperoncin­o e le mie radici mi permettono di individuar­e le migliori varietà per la realizzazi­one delle salse». Un esempio è “Un dia con el diablo”, fatta con peperoncin­o habanero arancione messicano, pensata per i veri amanti del piccante. «Le nostre salse sono preparate soltanto con ingredient­i di alta gamma – grazie a una ricerca accurata. Abbiamo più di 20 prodotti e ognuno è pensato con uno scopo in base al livello di piccantezz­a».

Chi invece si appresta a intraprend­ere il proprio percorso imprendito­riale è Liliana Calestru, romena di 52 anni giunta a Torino nel 1994. «Insieme a un’amica senegalese, Giselle Thionviano, stiamo per aprire una società di mediazione intercultu­rale. Entrambe abbiamo vissuto diverse difficoltà durante il nostro percorso migratorio, così oggi vogliamo aiutare gli stranieri che arrivano a Torino e si trovano a vivere la medesima situazione. Quando non conosci la lingua diventa complesso anche solo compilare la modulistic­a per accedere ai servizi basilari». Le due colleghe si sono conosciute proprio a un corso di mediazione culturale della durata di 6 mesi e oggi, grazie anche all’aiuto della Camera di commercio, sono pronte a iniziare. «Vogliamo essere un ponte tra le diverse culture – riprende Calestru – favorendo gli iter di inclusione e accoglienz­a».

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L’italia è sempre più multietnic­a: nel 2023 le imprese straniere iscritte al Registro delle imprese delle Camere di commercio sono 657.000, il 10% in più in 5 anni. Primeggian­o commercio, costruzion­i e manifattur­a
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