Develop, videogiochi come terapia
PIEMONTECH
● La società è cresciuta a Torino sotto l’ala dell’incubatore Social Fare
● Ha raccolto sul mercato oltre 600 mila euro destinati alla crescita
● La startup impiega 10 persone
Ivideogiochi non sono solo un semplice svago, troppo spesso tacciati di essere pericolosi e diseducativi, ma al contrario possono anche avere uno scopo terapeutico, aiutando i ragazzi con disturbi dell’apprendimento a colmare le loro lacune, unendo l’utile al dilettevole. È questa la missione di Develop Players, startup nata a Cesena nel 2021 ma che a Torino deve il suo definitivo salto di qualità, con il percorso di accelerazione negli uffici di Socialfare, nella centralissima via Maria Vittoria del capoluogo piemontese.
Finito il programma a marzo 2023, è iniziata la campagna di fundraising, con un investimento di 600 mila euro da parte dei fondi d’investimento Opes Italia, 20Fund (anche questo con sede a Torino), lo svizzero Privilège Student Ventures e Socialfare Seed.
A oggi Develop Players può contare su un centinaio di clienti, principalmente istituti scolastici ma anche centri clinici, e la prospettiva di espandere la propria offerta in direzione del b2c, rivolgensi», dosi direttamente alle famiglie per vendere i loro prodotti.
Amministratore delegato di Develop Players, che ad oggi si avvale può contare su un team di dieci persone e punta a espanderlo in breve termine, è il 25enne Luca Formica, di formazione economista, una laurea magistrale in Bocconi con esperienze di lavoro in Amazon e Bain&company, prima di dedicarsi a tempo pieno a questo progetto: «L’idea nasce a Cesena come spin-off del dipartimento psicologia dell’università di Bologna, sotto la guida dalla professoressa Mariagrazia Benasspiega Formica. «Loro hanno avuto questa idea di aiutare ragazzi con Bisogni educativi speciali (Bes) e Disturbi specifici dell’apprendimento (Dsa) partendo da strumenti tecnologici, cercando di sfruttare le potenzialità delle nuove tecnologie in ambito clinico. Così abbiamo sviluppato due diversi tipi di videogiochi, che si prefiggono due missioni diverse».
Il primo si chiama Proffilo, ed effettua uno screening dei fattori di rischio dei disturbi dello sviluppo, in 20-30 minuti valuta abilità cognitive di base (memoria, logica linguaggio ecc).
«Il gioco è un percorso di autoscoperta che mostra ai ragazzi le loro potenzialità» spiega Formica, mentre il secondo, denominato Eye-riders, è un videogioco che lavora sulla capacità attentiva dei ragazzi, potenziando le funzioni esecutive in sei settimane, giocando solo tre volte a settimana, e per soli quindici minuti.
«L’abbiamo strutturato esattamente come se fosse un ciclo terapeutico, anche per prevenire dall’abuso di videogiochi: assomiglia a una corsa a ostacoli ambientata nello spazio, con stimoli visivi e uditivi a cui il ragazzo deve rispondere, e questo aiuta i ragazzi con disturbi dell’attenzione».
Un occhio di riguardo viene quindi posto anche nei confronti di un uso moderato dei videogiochi, per dissuadere i ragazzi dal trascorrere intere giornate con il joypad in mano. Cosa che per raggiungere gli obiettivi prefissati da Develop Players non serve affatto, come afferma lo stesso Luca Formica: «Basta poco per ottenere miglioramenti nei vari campi dell’apprendimento, a far la differenza è la costanza».