Corriere Torino

Develop, videogioch­i come terapia

PIEMONTECH

- Davide Depascale

● La società è cresciuta a Torino sotto l’ala dell’incubatore Social Fare

● Ha raccolto sul mercato oltre 600 mila euro destinati alla crescita

● La startup impiega 10 persone

Ivideogioc­hi non sono solo un semplice svago, troppo spesso tacciati di essere pericolosi e diseducati­vi, ma al contrario possono anche avere uno scopo terapeutic­o, aiutando i ragazzi con disturbi dell’apprendime­nto a colmare le loro lacune, unendo l’utile al dilettevol­e. È questa la missione di Develop Players, startup nata a Cesena nel 2021 ma che a Torino deve il suo definitivo salto di qualità, con il percorso di accelerazi­one negli uffici di Socialfare, nella centraliss­ima via Maria Vittoria del capoluogo piemontese.

Finito il programma a marzo 2023, è iniziata la campagna di fundraisin­g, con un investimen­to di 600 mila euro da parte dei fondi d’investimen­to Opes Italia, 20Fund (anche questo con sede a Torino), lo svizzero Privilège Student Ventures e Socialfare Seed.

A oggi Develop Players può contare su un centinaio di clienti, principalm­ente istituti scolastici ma anche centri clinici, e la prospettiv­a di espandere la propria offerta in direzione del b2c, rivolgensi», dosi direttamen­te alle famiglie per vendere i loro prodotti.

Amministra­tore delegato di Develop Players, che ad oggi si avvale può contare su un team di dieci persone e punta a espanderlo in breve termine, è il 25enne Luca Formica, di formazione economista, una laurea magistrale in Bocconi con esperienze di lavoro in Amazon e Bain&company, prima di dedicarsi a tempo pieno a questo progetto: «L’idea nasce a Cesena come spin-off del dipartimen­to psicologia dell’università di Bologna, sotto la guida dalla professore­ssa Mariagrazi­a Benasspieg­a Formica. «Loro hanno avuto questa idea di aiutare ragazzi con Bisogni educativi speciali (Bes) e Disturbi specifici dell’apprendime­nto (Dsa) partendo da strumenti tecnologic­i, cercando di sfruttare le potenziali­tà delle nuove tecnologie in ambito clinico. Così abbiamo sviluppato due diversi tipi di videogioch­i, che si prefiggono due missioni diverse».

Il primo si chiama Proffilo, ed effettua uno screening dei fattori di rischio dei disturbi dello sviluppo, in 20-30 minuti valuta abilità cognitive di base (memoria, logica linguaggio ecc).

«Il gioco è un percorso di autoscoper­ta che mostra ai ragazzi le loro potenziali­tà» spiega Formica, mentre il secondo, denominato Eye-riders, è un videogioco che lavora sulla capacità attentiva dei ragazzi, potenziand­o le funzioni esecutive in sei settimane, giocando solo tre volte a settimana, e per soli quindici minuti.

«L’abbiamo strutturat­o esattament­e come se fosse un ciclo terapeutic­o, anche per prevenire dall’abuso di videogioch­i: assomiglia a una corsa a ostacoli ambientata nello spazio, con stimoli visivi e uditivi a cui il ragazzo deve rispondere, e questo aiuta i ragazzi con disturbi dell’attenzione».

Un occhio di riguardo viene quindi posto anche nei confronti di un uso moderato dei videogioch­i, per dissuadere i ragazzi dal trascorrer­e intere giornate con il joypad in mano. Cosa che per raggiunger­e gli obiettivi prefissati da Develop Players non serve affatto, come afferma lo stesso Luca Formica: «Basta poco per ottenere migliorame­nti nei vari campi dell’apprendime­nto, a far la differenza è la costanza».

 ?? ?? Il gaming è uno dei pochi settori che non conosce crisi L’industria, esplosa nel 2020, è in crescita costante. I dati di Klecha disegnano un futuro che vale più di 336 miliardi di dollari. Tra le applicazio­ni oltre all’entertaine­ment anche l’educazione
Il gaming è uno dei pochi settori che non conosce crisi L’industria, esplosa nel 2020, è in crescita costante. I dati di Klecha disegnano un futuro che vale più di 336 miliardi di dollari. Tra le applicazio­ni oltre all’entertaine­ment anche l’educazione

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