Annina e l’intelligenza Artificiale
Direttore carissimo, la sua Annina alle prese con la tecnologia più avanzata e, seppur nata nella generazione X, non capisco un tubo. A dar manforte alla mia celebre inattitudine ci si è messo l’amico scrittore della nonna che ieri è sceso ridacchiando e ha chiesto a Gemma se gli dava una mano. «A far cosa?». Lui le ha messo il cellulare davanti agli occhi: «Dovresti parlare al cellulare e fare delle domande». «E perché?». «Devo scrivere un articolo, ehm, e non riesco a fare due cose insieme, tu parli e io posso scrivere le risposte». «Parlare nel telefono? E perché?». «Te l’ho appena detto, tu fai le domande preparate da me e aspettiamo la risposta». «Ma di là chi c’è, mi fai parlare con qualcuno che non conosco?». Sospettosa al solito: «Sarà mica che mi passi quell’assassino del meccanico che mi ha fatto pagare una cifra per pulire le candele, eh? Io con quello non ci parlo mai più!». «Ma no, no, è una specie, ehm, di segreteria telefonica, danno delle risposte che servono». Gemma ha afferrato il cellulare: «Uffa, ma facciamo in fretta che devo preparare la ratatouille!». «Bene, ecco la prima domanda, parla forte e chiaro». L’amico ha spento la TV — c’era la Bertè che gridava «Sono pazza!» come se fosse una novità —, le ha messo davanti un foglio e ha fatto segno a me e alla nonna di restare in silenzio. Gemma s’è ficcata gli occhiali, ha dato un’occhiata al foglio, l’amico le ha dato il via: «Dove si trovano le tome migliori in Alta Langa?» Dopo un attimo una voce metallica ha risposto: «Toma sostantivo femminile singolare. Plurale tome, sillabazione tò-me definito con decreto ministeriale del 24 novembre 1964 formaggio tipico fresco piemontese o proveniente dalla Valle d’aosta ricavato da latte di pecora, vacca, capra non fermentato con contenuto in grassi pesato a secco non inferiore al 18%, etimo incerto con tutta probabilità dal francese tomme o tumer, cioè cadere con riferimento alla precipitazione della caseina nella cagliata». Gemma ci ha guardati come se fosse appena discesa da un’astronave e ha sibilato nel cellulare «Ma tzei balengo?». Di là la voce ha risposto: «Termine sconosciuto, si prega di ripetere». In pratica gridando: «Ho detto: sei balengo, cretin, stupid?». «Termini sconosciuti, si prega di ripetere». «Sa, non mi far venire il nervoso!». «Sostantivo maschile, condizione di irritabilità, inspiegabile agitazione di chi non riesce a moderare o trattenere l’abnorme alterazione emotiva». Già normalmente Gemma ha gli occhi un po’ sporgenti, ma in questo caso le schizzavano fuori dalle orbite. «Ma chi sei, ma come ti permetti, sacramento di un sacramento!». «Specificare se città della California o peculiare significato della dottrina cattolica». Gemma muta, come colpita al cuore, mentre l’amico sadico si tappava la bocca per non esplodere. La voce dopo un paio di bip bip: «Nella prima accezione città statunitense capitale dello Stato della California con una superficie di circa 248 km, con una popolazione nel censimento del 2000 di 407.018 abitanti posta alla confluenza del fiume Sacramento e dell’american River conosciuta come Central Valley californiana, deriva dall’esploratore spagnolo Gabriel Moraga che la battezzò in nome del Sacramento dell’eucarestia nell’epoca della febbre dell’oro…». «Tume, eravamo partiti dalle tume!». Poi più tardi, severamente ammoniti dalla nonna, l’amico ha spiegato alla nonna che oggigiorno l’intelligenza Artificiale sta entrando nelle case e bisogna approfittare di questa meravigliosa opportunità tecnologica, che ci renderà più balenghi di prima come se non lo fossimo già abbastanza.