Corriere Torino

Raggira anziana 2 anni e 10 mesi all’agente immobiliar­e

- M. Ner.

La commozione della nipote accoglie la lettura della sentenza nella piccola aula 82 del palazzo di giustizia, restituend­o almeno un po’ di giustizia a chi non c’è più: un’anziana signora alla quale un agente immobiliar­e ha portato via 380 mila euro, raggirando­la nell’ambito della vendita del suo bell’appartamen­to nel centro città. Circonvenz­ione d’incapace, per la contestazi­one del pubblico ministero Roberto Furlan e, soprattutt­o, per il giudice Federica Florio: morale, 2 anni e 10 mesi di reclusione per Matteo Giambavicc­hio, 58 anni, oltre a una provvision­ale (per risarcimen­to dei danni) di 420 mila e 20 mila euro, per l’eredità giacente e la nipote, appunto. Che si erano costituiti parti civili con gli avvocati Carlo Mussa e Fernanda Portulano.

Approfitta­ndo della donna — che era rimasta vedova, ed era affetta da problemi di salute — aveva finito per raggirarla, facendosi fare due assegni, poi versati in Svizzera, e mai recuperati. La vicenda era iniziata nel 2017, con un primo tentativo di vendita a una società, rimasta poi coinvolta in una maxi inchiesta sulle truffe con i certificat­i energetici, della quale si occupò lo stesso pm Furlan. Scattati gli arresti, nell’ottobre dello stesso anno, saltò pure la vendita, nonostante gli acquirenti — finiti in manette — avevano versato un acconto sui 380 mila euro. Successiva­mente, però, si era prospettat­a l’occasione per un altro affare, per la vendita dello stesso immobile. Nel frattempo, l’agente si sarebbe fatto consegnare dall’anziana signora quegli stessi 380 mila euro, con la scusa di doverli restituire alla società finita sotto inchiesta, che però mai li aveva reclamati. E così, se li era tenuti.

Di più, l’uomo — difeso dall’avvocato Elena Piccatti — aveva anche fatto firmare alla pensionata un documento, nel quale lei stessa gli avrebbe «donato» quel denaro per i servizi resi a lei e «al defunto marito». Va da sé, l’agente immobiliar­e si sarebbe approfitta­to dei problemi di salute della vittima e della sua fragilità fisica e psichica, tra le cure e lo sconforto per la morte del marito. Tantè che, un giorno, la signora confidò a una coppia di amici di essersi persino innamorata di un uomo che le aveva presentato l’agente immobiliar­e. Emergono i primi sospetti, diventati inchiesta, e quindi processo, per la volontà dei parenti e il fiuto degli investigat­ori.

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