C’è anche il mitico Le Roi tra i monumenti della città
Non è solo uno straordinario luogo divertimento ma è anche un «Museo», uno spazio vincolato dalla Soprintendenza che nacque dalla mente geniale del più eclettico architetto del ventesimo secolo: Carlo Mollino. Mi riferisco al mitico Le Roi, il Music Hall per eccellenza di via Stradella, già Lutrario dancing. Nato come cinema teatro, il proprietario Attilio Lutrario inizia le proiezioni nel giugno del 1942 e viene rivisto nel 1950 dall’architetto e pittore futurista Nicolay Diulgheroff che lo ampliò con una sala da ballo, aperta nel giugno 1951.
Frequentatore del locale insieme ad altri architetti futuristi, Carlo Mollino, che viene incaricato nel 1959 di ristrutturare la sala da ballo, disegnandone gli arredi. Ne scaturisce uno spazio onirico, dove gioco, passione, glamour, si fondono in un’atmosfera da «mille e una notte», un mix tra occidente ed oriente.
La sala inaugurata il 16 novembre 1960 diventa subito un locale di punta, come la mitica Capannina di Franceschi al Forte, entrambe famose per ospitare in quegli anni molti cantanti e complessi musicali di successo, di fama internazionale ed una clientela d’élite.
ll cinema chiude ma il dancing, nel frattempo chiamato Le Roi, prosegue la sua attività, sotto la guida dell’appassionato patron Toni Campa, che insieme a Luciana De Biase lo rilancia, lasciando gli arredi originali progettati da Carlo Mollino e recentemente restaurati, oltre l’iconico pianoforte rosa di Fred Buscaglione. Arredi di valore, se pensiamo che un tavolo di Carlo Mollino è stato aggiudicato all’asta, a New York da Sotheby’s, per l’incredibile cifra di 6,2 milioni di dollari! Nel 2021 viene posto il vincolo della Soprintendenza, come locale storico, ed insieme al Teatro Regio ed Auditorium, è a tutti gli effetti uno dei riferimenti musicali della città.
Un trittico d’autore a firma Carlo Mollino: Le Roi come Music Hall, il Teatro Regio per la Lirica, in questi giorni «mondiale» con Muti, e l’auditorium, con la splendida OSN Rai, per la sinfonica.
Ma non solo musica, anche moda ed altro: Gucci, forse il brand italiano più conosciuto al mondo, girò la campagna pubblicitaria nel 2018, poi Marie Claire l’ha usato come location per un servizio di moda per le feste, a novembre 2023, la rivista AD poi gli dedica otto pagine, molti i film girati, episodi di una serie cult Sky, Blocco 181 e ultimamente, nel 2022, Il nostro Generale e Zamorra con Neri Marcorè. Sono quasi quotidianamente, proprio come in un Museo, organizzati dei tour per visitarlo e respirarne l’atmosfera, non solo gruppi torinesi ma anche d’oltreoceano. Si può concludere affermando che, tra i vari monumenti da visitare a Torino, c’è anche una discoteca e non è per niente usuale. Un orgoglio per la città, per cui però Toni Campa vorrebbe più attenzione, con una riqualificazione della zona, da parte del Comune, tenuto anche conto che il suo locale è frequentato da molti stranieri e ne è anche quindi immagine della città.