Corriere Torino

Palazzo Madama fa la storia tra tessuti e colori

- Alessandro Martini Maurizio Francescon­i

Apre oggi al pubblico il nuovo allestimen­to della Sala Tessuti e del Gabinetto Cinese di Palazzo Madama dal titolo La Meraviglia della Seta e il Peltro a Torino (fino al 28 gennaio 2025). È un nuovo percorso alla scoperta delle collezioni del museo, che ciclicamen­te vengono presentate al pubblico. In Sala Tessuti il focus sono le sete, qui sotto forma di velluti tardomedie­vali e rinascimen­tali spesso intessuti in oro, lavorati in Italia e ambiti dall’aristocraz­ia di tutta Europa.

L’allestimen­to (a cura di Maria Paola Ruffino) parte però con un telo iraniano del XIII

XIV secolo sui toni rosso e oro, per proseguire con un importante telo fiorentino (14751500) con un motivo a melagrana e fiori di cardo nei colori oro e cremisi. Tra gli altri esempi più interessan­ti, un velluto da parete della prima metà del XVIII secolo, alcuni frammenti di sete secentesch­e nei colori verde, rosa oppure a fiori su fondo scuro.

Di grande effetto è un frammento a fondo giallo della seconda metà del 700 a motivi floreali. Si tratta di un «taffetas chiné à la branche» (ciò che comunement­e chiamiamo lavorazion­e ikat), la cui particolar­ità è di non subire il processo di colorazion­e dopo la tessitura ma attraverso la tintura dei singoli fili (di colori diversi) che poi vanno a comporre i decori.

Dall’altro lato della sala sono esposti alcuni capi di periodi storici differenti, tra cui un «caracò» (giacca femminile del XVIII secolo) in damasco di seta di color avorio (del 175060, sarebbe perfetto ancora oggi) e un abito in seta degli anni 20 di color rosa antico, abbinato a un soprabito in viscosa dello stesso periodo e a una cloche anch’essa in seta. Di grande qualità anche l’abito da sera in taffeta cangiante (verde-marrone) del 1932-35 dalle importanti maniche a sbuffo.

Al primo piano, nel Gabinetto Cinese, trova invece spazio la collezione di oggetti in peltro del 700 e dell’800 donata dagli eredi di Attilio Bonci, studioso della storia del peltro piemontese. L’esposizion­e (a cura di Clelia Arnaldi di Balme) è composta da ben 80 pezzi, su 128 che sono stati donati. Si spazia dagli oggetti da tavola e per uso domestico (piatti, candelieri, teiere, calamai...) a quelli utilizzati per scopi medici come le grandi siringhe e gli accessori per clisteri. Tutti gli oggetti sono di fattura italiana, e in particolar­e del Piemonte e del Veneto dove erano presenti i due maggiori distretti di produzione.

Sulle sete, velluti tardomedie­vali e rinascimen­tali intessuti in oro, lavorati in Italia e ambiti dall’aristo crazia d’europa

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Borsa da corporale, raso di seta ricamato (1600-1650)

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