La scissione femminista «Unito è patriarcale»
Sono venute a galla le tensioni tra le varie anime del movimento studentesco che si batte contro le molestie. Con la scissione tra Mai Zitte, l’assemblea transfemminista protagonista del primo corteo di protesta, e le altre formazioni di estrema sinistra che hanno preso posizione quando sono emerse le sospensioni dei due docenti di Unito. Lo strappo avviene durante l’assemblea con i docenti di Filosofia. Beatrice, leader delle femministe oltranziste di Mai Zitte, attacca frontalmente gli «alleati» nella battaglia per cambiare l’ateneo. «Sono stanca di urlare a un’istituzione che non mi ascolta o sostiene le lotte solo per depotenziarle — spiega nell’aula magna —. Meglio crearne una alternativa». Finito l’intervento, lei e la decina di militanti (in gran parte appartenenti al collettivo di Studenti Indipendenti) abbandonano l’aula per organizzare una conferenza stampa alternativa. L’assemblea transfemminista rifiuta ogni collaborazione con Unito. E prova a bloccare l’operazione di Cambiare Rotta, accusata di aver usurpato l’attenzione nella protesta. La giovanile del sindacato Usb, in effetti, non si è fatta scrupoli. E, dopo aver ottenuto la riunione di ieri con i professori di Filosofia, propone di scrivere una mozione da approvare nel prossimo consiglio di dipartimento per chiedere interventi contro il fenomeno delle molestie. È la goccia che fa traboccare il vaso. E agita così tanto gli animi che, trascorsi pochi minuti, le tensioni nel movimento studentesco esplodono un’altra volta davanti a Palazzo Nuovo. Questa volta, le protagoniste sono le «compagne» del Fronte Comunista che duellano con le femministe di Mai Zitte accusandole di doppiopesismo. Il motivo? Secondo le comuniste, le altre non hanno fiducia negli uomini e nelle istituzioni, ma hanno perdonato il comportamento molesto di un loro amico contro una compagna.