Ecco Jojob, l’app torinese per diffondere il carpooling Meno spese e immissioni
Autisti e passeggeri in rete per risparmiare e aiutare l’ambiente
Andare al lavoro o all’università con il carpooling, rinunciando all’utilizzo privato dell’auto per condividerla con i propri colleghi o con i dipendenti di aziende limitrofe. È con questo obiettivo che nel 2020 è stata lanciata la startup Jojob Real Time Carpooling, la versione torinese del Blablacar francese, che sta cercando di sviluppare la mobilità sostenibile fuori dai confini urbani riducendo il traffico e le emissioni inquinanti anche nei territori rurali. Per raggiungere il suo scopo l’azienda, sin dagli inizi, ha avviato una collaborazione con la Città Metropolitana di Torino, così da diffondere e incentivare la mobilità condivisa in tutti i 312 comuni. Merito anche degli accordi assunti con le diverse aziende operanti nel territorio, da Arpa Piemonte a Rgi Group, a cui si aggiunge l’università di Torino (sedi di Orbassano e Beinasco), che sponsorizzano sui propri media la comunità
green. Una sinergia che ha consentito di sviluppare un’infrastruttura del carpooling più rapida e capillare. E così grazie alla piattaforma online e all’app ogni utente registrato può pubblicare inserzioni in cui proporre o richiedere viaggi, trovare autisti e passeggeri compatibili al proprio percorso, e quantificare il proprio contributo all’ambiente e il risparmio economico. «Siamo stati i primi a sviluppare una rete organizzata a supporto della mobilità extraurbana — spiega Gerard Albertengo, torinese, 43 anni, fondatore e ceo di Jojob —, un servizio ideale per studenti, lavoratori e chiunque si ritrovi per diversi motivi nella condizione di pendolare. Il servizio è gratuito, a differenza di altri competitor non chiediamo nessuna commissione, il nostro sostentamento è garantito esclusivamente dalle varie partnership».
In totale dall’inizio del servizio, partito dal 2020, sono stati 27.272 i viaggi condivisi dagli utenti piemontesi, per un risparmio pari a 377.482 mila chilometri. Non solo. L’azienda ha calcolato che gli studenti e i lavoratori hanno dimezzato i propri costi, tra caselli e carburante, di circa 66 mila euro. I dati sono stati calcolati a partire dal costo medio per ogni chilometro percorso senza
pari a 0,20 centesimi (costo scelto come standard, ricavato da tabelle Aci, che tiene conto del carburante e dell’usura del veicolo). Ma il dato fondamentale è quello legato all’ambiente, visto che il servizio ha permesso di avere un’aria più pulita in tutto il territorio, con oltre 49 tonnellate in meno di emissioni di anidride carbonica. «Abbiamo partecipato al progetto per iniziare a sperimentare forme di mobilità sostenibile — spiega Pasquale Mazza, consigliere delegato ai trasporti della Città metropolitana di Torino —. Nel nostro territorio metro-montano contiamo moltissimi comuni medio piccoli, spesso collocati in zone montane rurali con attività strettamente connesse al capoluogo e ai centri più grandi. Il miglioramento del servizio pubblico non è sufficiente a garantire a tutti una mobilità più snella. Per questo all’interno del nostro Pums (Piano urbano della mobilità sostenibile) stiamo portando avanti soluzioni a più livelli — aggiunge Mazza — che prevedono il rafforzamento dell’intermodalità, della mobilità dolce, del trasporto pubblico e della mobilità individuale».